Dopo l’Emilia-Romagna
Riflettendo sui risultati elettorali e sui commenti spesso ingiustificati della stampa e delle televisioni mi sento in dovere di affrontare questo tema correggendo, annotando e svolgendo alcune considerazione per il futuro. Una considerazione preliminare é che Salvini ha perso le elezioni in Emilia-Romagna solo perché aveva proclamato la sua vittoria. Era evidente che l’Emilia-Romagna non era una regione come le altre, non era l’Umbria, devastata da scandali veri o presunti, ma un territorio da sempre amministrato dalla sinistra. E anche piuttosto bene, come confermano anche i suoi avversari. Certo, coi dati delle europee il centro-destra era in vantaggio di alcuni punti. Ma due elementi hanno contribuito al prevedibile risorpasso. La prima: le candidature nei collegi provinciali. Basta vedere la differenza tra le preferenze degli eletti leghisti e degli eletti del Pd. Generalmente 7 a 1, in qualche caso 10 a 1. Per vincere le regionali in collegi provinciali occorrono candidati rappresentativi del territorio che nella maggior parte dei casi la Lega e Fratelli d’Italia non hanno.
Seconda: quando tu fai una campagna elettorale che si suppone dall’esito incerto non devi convincere coloro che ti votano già, ma gli indecisi, coloro che potrebbero votare anche per gli altri. Questo Salvini non ha fatto, alzando inutilmente la voce e galvanizzando solo i suoi, ma convincendo anche chi non si sarebbe recato alle urne a scegliere Bonaccini. Non parlo della candidatura debole della Borgonzoni, perché costei era già candidata. Tutto questo ha destato una incomprensibile euforia nel Pd e nella sinistra italiana. E anche in larga parte dei commentatori che già ipotizzano la crisi inevitabile del salvinismo e del centro-destra, un potenziamento del governo e un possibile, immediato rilancio del centro-sinistra.
Si tratta di valutazioni che si scontrano con la realtà. Come scrive opportunamente sull’Avanti Daniele Fichera in Calabria il centro-destra passa dal 47,3% al 57,1%, in Emilia Romagna dal 44,9% al 45,4%. C’è un lavoro enorme da fare per costruire un centro-sinistra vincente in Italia. Un lavoro di rinnovamento, di elaborazione e di intuizione. Altro che pensare che la destra sia già sconfitta quando invece continua a crescere. Sopratutto alla luce del fatto che su dieci regioni che sono andate al voto nove le ha vinte proprio la destra. Vedremo come andranno le ormai imminenti votazioni in Puglia, in Toscana, in Campania, nelle Marche, in Liguria. Ho la vaga impressione che i rischi di nuovi capitomboli non siano per nulla scongiurati.
Esiste oggi una nuova chance per il centro-sinistra e per i socialisti. Una chance che parte dal presupposto che quest’area non può essere egemonizzata dal Pd. In Emilia il Pd da solo o con alleati di scarso peso elettorale avrebbe perso le elezioni. Occorre creare un contrappeso al Pd su posizioni riformiste, liberali, democratiche. Una nuova aggregazione che comprenda Italia viva, Azione, Più Europa e i socialisti potrebbe da un lato servire a riequilibrare la bilancia che pende troppo sul piatto del Pd e dall’altro consentire al centro-sinistra un recupero sull’elettorato di centro che oggi non ha rappresentazione politica. Ma dobbiamo crederci anche noi e investire subito in questa direzione. Senza tentennamenti o risibili prese di distanza in nome di una subalternità al Pd o di una romantica fuga all’indietro su posizioni di bottega.
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