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Il caso Calenda

25 Febbraio 2020 436 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Mentre pareva a buon punto l’intesa tra Renzi, Calenda e Bonino, che avrebbe dovuto sancire la nascita del nuovo polo riformista, alias seconda gamba del centro-sinistra, e che avrebbe trovato la sua prima consacrazione nella lista comune da presentare in Puglia, un brusco e imprevisto stop é arrivato con l’intervista dello stesso Calenda su Repubblica. Le annotazioni del leader di Azione sono tutt’altro che campate per aria e fa bene il nostro segretario Vincenzo Maraio a partecipare a un convegno con Calenda nei prossimi giorni. Anche per confrontarsi con lui nell’ipotesi di un possibile cammino comune. Com’é noto la posizione di chi scrive era gia favorevole a quella manifestata da Calenda e dalla Bonino al momento della formazione del governo, piuttosto isolata nel Psi e appoggiata dal solo Ugo Intini. Dunque che Calenda abbia sostanzialmente ragione nel sottolineare una certa contraddittorietà nelle decisioni di Renzi, prima fautore dell’accordo coi Cinque stelle e poi decisamente critico col governo da lui stesso patrocinato, é evidente. Negli atteggiamenti successivi di Renzi sulla prescrizione, sul reddito di cittadinanza, su quota cento, é apparsa a tutti più limpida la posizione dell’ex ministro dell’industria, che da subito ha escluso qualsiasi alleanza coi Cinque stelle, equiparati per spirito “antidemocratico” alla Lega di Salvini. Restano due considerazioni obiettive. La prima é che sulle stesse questioni le posizioni dei due leader e dei rispettivi partiti sono oggi identiche, con una sola differenza sul no al referendum che accomuna ulteriormente le scelte del Psi con quelle di Azione. La seconda attiene il sempre più problematico posizionamento solitario di ognuno dei tre soggetti, compresa Più Europa, soprattutto in previsione di elezioni politiche che introdurranno uno sbarramento al cinque per cento. Non si parla di oggi e per questo c’e tutto il tempo, adesso, per litigare e tentare un rafforzamento nei sondaggi di ciascuno a scapito del futuro alleato. Anche il Psi dovrebbe comportarsi di conseguenza e approfittare della non imminente scadenza elettorale, dovuta a fattori tecnici (lo svolgimento del referendum e la definizione dei collegi o l’approvazione di una successiva legge elettorale, il semestre bianco) per meglio definire la sua identità e le sue alleanze. Servirebbe per rilanciare la nostra azione politica uno sforzo unitario di tutti i socialisti, a partire dal mese di marzo in cui tutti noi dovremmo sentirci impegnati pancia a terra per la campagna contro questa legge truffa, non come quella del 1953 che al suo confronto era legge di alta democrazia, ma perché il taglia parlamentari ridurrebbe quella italiana al penultimo posto tra le democrazie occidentali nel rapporto tra eletti ed elettori, minando il rapporto stabilito dalla Costituzione e senza riparare i guasti del bicameralismo perfetto. Dire no é dire si alla storia democratica italiana e alla costruzione di un futuro senza pregiudizi e baratti inquietanti attraverso i quali si possono solo partorire mostri istituzionali.

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