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Virus confusione

27 Febbraio 2020 463 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Cerchiamo di essere obiettivi. Senza accusare il governo che per Salvini é infetto di per sé, continuo a non capire molte cose circa la diffusione del corona virus in Italia e i rimedi finora praticati. Cominciamo dai dati. Oggi, siamo al primo pomeriggio del 27 febbraio, quelli diffusi sui giornali parlano di oltre 500 positività, mentre il commissario del governo Ricciardi distingue tra 190 casi accertati e gli altri diffusi dalle regioni e non ancora verificati dall’Istituto superiore di sanità. Ma allora: le regioni hanno diffuso dati abusivi e le analisi dei singoli ospedali regionali possono essere errati? Mistero. Secondo. Dal confronto (sarcastico) tra il virologo d’eccellenza Burioni e la “signora del Sacco”, alias dottoressa Gismondo, emerge che, a giudizio della seconda il coronavirus altro non é che “una sindrome simil influenzale”, e a parere del primo “non é un raffreddore, ma non é neanche la peste” (intervista di oggi sul Corriere). Ovvio che tra il raffreddore e la peste, soprattutto del seicento, ci stia una larga gamma di malattie. Resta il fatto che, secondo i numeri diffusi sugli organi di informazione, sarebbero 8mila i decessi avvenuti in presenza di influenze l’anno passato. Mentre sono 14 i decessi avvenuti finora col coronavirus. Anche Burioni ritiene che il morbo abbia un bassissimo indice di letalità e tutti i medici sostengono che i decessi si siano verificati in malati già alle prese con altre, gravi, malattie. Dunque? Il pericolo, annuncia Burioni, non é dunque di ordine sanitario, ma di natura logistica. Se tutti i malati di coronavirus, qualora il virus si estendesse a dismisura, fossero ricoverati gli ospedali andrebbero i tilt e con loro l’intero sistema sanitario nazionale. Terzo, e di conseguenza col secondo. Ma allora perché si ë gridato all’untore? Se la malattia non é grave, non solo non é la peste e non é un raffreddore, ma é poco più (o poco meno) di un’influenza e se coloro che non sono alle prese con altre ben più gravi malattie non rischiano nulla, perché allarmare tutto il paese chiudendo scuole, musei (che poi sono stati improvvisamente riaperti), bar, ma fino alle 18, teatri (non era avvenuto neanche durante la guerra) e stadi (come sopra)? A proposito di quest’ultima decisione un quarto appunto. Perché ad esempio chiudere su decreto del governatore leghista del Friuli, lo stadio di Udine, dove non esiste un solo caso di coronavirus e non quello di Napoli, dove invece si sono registrati i primi malati? L’autonomia regionale spinge a queste ridicole contraddizioni? E ancora: perché, forse, riaprire al pubblico lo stadio della Juve, in occasione della partitissima con l’Inter di domenica sera? Contano i 4 miliardi che la Juve avrebbe dovuto rimborsare? Quinto. Si dice. I casi registrati in Italia sono molti di più di quelli individuati negli altri paesi europei perché noi italiani siamo stati più rigorosi e i l’infezione l’abbiamo cercata. Addirittura. Cioè noi accusiamo gli altri paesi europei di lassismo, di non avere fatto il loro dovere, di non avere un sistema sanitario che funziona come il nostro e di non avere praticato controlli a sufficienza? E’ chiaro che lodando noi accusiamo gli altri. Poi però ci lamentiamo dell’assenza dell’Europa (vedasi le dichiarazioni di Burioni di quest’oggi). E perché mai l’Europa dovrebbe essere presente se neppure l’Italia é unita sul da farsi, divisa com’é tra governo centrale e regioni, tra scienziati che litigano tra loro, e anche tra un presidente del Consiglio che accusa un ospedale lombardo di non avere fatto il suo dovere e un presidente di regione, oggi in auto quarantena, esiste anche questo nuovo rimedio e che si fa fotografare così, che invece lo difende?

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