Gli orban-bond?
Bisogna francamente riuscire a negare l’evidenza per applaudire il duetto Salvini-Meloni, che canta una romanza contro l’Europa già più volte intonata. E che oggi, alla luce del tentennamento della Germania a proposito dell’emissione dei cosiddetti coronabond, recita più o meno così. L’Europa é morta, non riesce a soddisfare le nostre istanze, non esiste più, meglio che ognuno faccia da sè. Vediamo di analizzare ognuna di queste lapidarie certezze. L’Europa é morta? Ma quale Europa? Forse quella dei vincoli e dei patti di stabilità, quella del rigore imposto dai conservatori, quella esclusivamente monetaria. Ma questo può essere un bene. Il problema non può essere quello, autolesionistico e perfino utopistico, di costruire nuove barriere nazionali, di tornare alle vecchie monete, che per un paese indebitato come l’Itala comporterebbe il rischio di non poter contare su nuovi compratori, o di far salire a dismisura il tasso d’interesse indebitandola sempre di più. Occorre invece passare alla fase due dell’Europa, quella che i cosiddetti sovranisti hanno sempre osteggiato. La costruzione cioè di un governo europeo, con poteri reali almeno in talune materie e della contemporanea abolizione del Consiglio europeo con la presenza dei governi nazionali che é oggi generalmente di freno alla delega delle decisioni. Vogliamo costruire gli Stati uniti d’Europa con una unica politica estera, con un esercito comune, con una politica sanitaria comune, e con una politica fiscale unica? Ci vorrà del tempo? Forse. Dovremmo abbattere molti muri e resistenze, anche giustificate da indebitamenti diversi dei singoli stati? Questo é più che probabile. Ma il cammino é irreversibile. Compierlo all’opposto significa contrastare il senso della storia, nonché gli interessi dei singoli paesi, anche di quelli più forti, che diverranno anch’essi più deboli se agiranno da soli nel mercato globale. Veniamo alla seconda frase e cioè quella di un’Europa che non riesce a soddisfare, in un momento di emergenza più o meno comune, le nostre esigenze. Che poi non sono solo nostre, se parliamo dei coronabond, ma sono rivendicate da ben 16 paesi europei, la maggioranza, e in particolare da tutti quelli dell’area mediterranea. Su questo ancora non c’è una decisione e ci sono talune resistenze da parte di paesi che, mettendo a rischio il proprio investimento con quello di paesi maggiormente indebitati, ritengono di poterci rimettere perché quegli stessi sarebbero sottoscritti a tassi superiori, come precisa nel suo bell’articolo su Il Riformista Giuliano Cazzola, che conclude: “un’operazione giusta e solidale, ma non dovuta”. Ma é vero che finora l’Europa si é voltata dall’altra parte? Carlo Cottarelli ha voluto ricordare che dalla Bce saranno devoluti all’Italia ben 220 miliardi. Una cifra enorme se paragonata ai 750 che la stessa Bce ha stanziato per far fronte a questa grave emergenza. E se il vincolo del 3 per cento sul Pil é stato annullato e così pure il patto di stabilità, questo non pare indifferente rispetto agli interessi dell’Italia che, come ha dichiarato recentemente Mario Draghi, é chiamata, come gli altri paesi, a fare più debito. Ma quello che stona, e stona maledettamente, è quell’ultima frase del “far da sé”. No, l’Europa è e deve retare un contenitore di democrazia e ogni rifugio nazionalistico può portare a nuovi deragliamenti. Quel che é avvenuto in Ungheria, con Orban che, alla stregua di Mussolini col discorso del gennaio 1925, ha chiesto e ottenuto dalla maggioranza del Parlamento pieni poteri, é il primo e forse non ultimo pericoloso inciampo. E a fronte di questo evento il duo Meloni-Salvini si sono spinti se non al plauso quanto meno a decretare un disdicevole consenso. E’ vero che i pieni poteri Orban li ha rivendicati per un periodo limitato, ma temo che abbiano ragione le sue opposizioni quando ritengono che le dittature non sono mai a tempo. D’altronde Orban come Putin, e lo stesso Erdogan, hanno sempre disprezzato le democrazie liberali e si sono sempre ispirati al principio secondo il quale le loro cosiddette democrazie illiberali devono solo garantire i diritti delle maggioranze, quando invece caratteristica fondamentale delle democrazie liberali é quella di garantire i diritti delle minoranze. Orbene, l’Europa delle libertà si faccia sentire, e in essa lo stesso Partito popolare europeo a cui Orban aderisce. Chi non rispetta i principi fondamentali della democrazia non può far parte per nessuna ragione al mondo di un continente politico i cui principi sono ancora sanciti nella triade “libertà, uguaglianza, fraternità”, sanciti dalla rivoluzione francese.
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