Sospesi i congressi, ma non ce n’era bisogno
Tra i divieti stabiliti dal recente Dpcm di Conte balza agli occhi quello dei congressi. Il decreto recita così: “Sono sospese tutte le attività convegnistiche o congressuali, ad eccezione di quelle che si svolgono con modalità a distanza”. Pare sia stata una giustificata pretesa dei Cinque stelle che la parola congresso non l’hanno mai pronunciata in più di otto anni di vita. Che poi si possano celebrare online, tanto meglio. Ma non è che il Pd, sempre alle prese con primarie che contrappongono candidati senza opzioni politiche, programmi, dibattiti si siano scandalizzati. E che dire di Forza Italia che, dopo 26 anni, di congressi manco ne ha fatto uno. E chi li ha chiesti e stato bollato come nostalgico dell’ancien regime. E perché mai dovrebbe opporsi la Lega che di riunire insieme piemontesi e siciliani non ha nessuna voglia. Le bastano gli screzi tra lombardi e veneti. Viene il fondato dubbio che l’articolo 49 della Costituzione che prevede i partiti in forma democratica, non sia stato azzerato da un dpcm, ma da un comportamento ormai da troppi anni in uso. Sospendere congressi che non si fanno é come dichiarare che la terra é piatta ai terrapiattisti. Con la differenza che l’identità di questi ultimi, se Dio vuole, non é prevista dalla Costituzione.
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