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Dalla parte della Francia

31 Ottobre 2020 350 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Tre persone (due donne,.di cui una decapitata  e il sagrestano sgozzato) sono state massacrate da un fanatico islamista nella basilica Notre Dame di Nizza, dopo che eguale sorta era stata riservata a un professore parigino, Samuel Patty, colpito a morte da un islamista ceceno diciottenne, per aver esaltato la libertà di stampa.Sono gli ultimi episodi di una vera e propria fatwa contro la Francia e i suoi principi di libertà e di tolleranza che, dalla strage di Charly Ebdo a quella del Bataclan fino al massacro del lungo mare di Nizza, continuano anche oggi a colpire il paese dei lumi. Ho sempre pensato che questo sia un conflitto di civiltà che deve essere combattuto innanzitutto culturalmente dai paesi che affondano le loro basi nei principi fondamentali della rivoluzione francese contro i terroristi islamici che quei principi combattono in combutta, purtroppo, con alcuni stati islamici. Il presidente francese Macron non ha esitato un attimo, dopo il barbaro omicidio di Patty, ad alzare orgogliosamente la bandiera dei valori di fondo del suo paese. Si può dissentire, egli in buona sostanza ha detto, dal modo di fare satira di un giornale, ma mai ci permetteremo di usare censura perché da noi anche il diritto alla satira delle religioni viene difeso. Questo, che deriva dal vecchio detto erroneamente attribuito a Voltaire, e cioè “Non condivido quel che dici ma mi batterò fino alla morte perché tu possa continuare a sostenerlo”, non viene accettato, anzi viene combattuto da paesi che hanno eretto la religione a stato. E che considerano le altre religioni o chi non ne proclama alcuna alla stregua degli infedeli. Un po’ come il cattolicesimo considerava gli altri nel Seicento, con roghi per purificare le loro anime in autodafé popolari. Noi ci siamo liberati da questa impostazione con secoli di lotte e di conquiste civili, con separazione tra stato e religione, con acquisizione di costituzioni liberali, parlo ovviamente dell’Europa, che pure ha conosciuto un novecento tragico e due guerre mondiali. Pensiamo che i valori della libertà, della tolleranza, del principio di tutela del dissenso siano valori definitivi. E veniamo sfidati da chi proclama il contrario. Dunque se la Francia difende la pubblicazione delle vignette su Maometto le condivide e se le condivide va colpita. Il coltello del mostruoso attentatore di Nizza é stata fornito da chi ritiene il governo complice di tale permissività. Erdogan ha addirittura sostenuto che i musulmani in Francia vengono trattati come gli ebrei prima della seconda guerra mondiale. E il paragone con gli ebrei è anche di Khamenei, guida suprema dell’Iran, mentre l’ex premier malese, il 95enne Mahatir, ha pienamente giustificato la strage di Nizza perché a suo dire “i musulmani hanno diritto di uccidere i milioni di francesi per i massacri del passato”. E’ evidente che in questo conflitto di civiltà che non é conflitto tra musulmani e cristiani (anzi la stragrande parte dei musulmani é vittima degli estremisti islamici e deve essere nostra alleata), ma tra liberali e illiberali, tra tolleranti e intolleranti, tra pacifici e cruenti, tutto il mondo civile ha il dovere di schierarsi fino in fondo. E mai come oggi a fianco della Francia. Non é purtroppo cosi e anche l’Italia cincischia, tentenna, s’intimidisce Per paura, per calcolo, per egoismo. Le dichiarazioni del ministro Di Maio sono balbettanti. Egli ha scritto: “L’Italia ripudia l’estremismo e resta al fianco della Francia nella lotta contro il terrorismo e ogni radicalismo violento”. Che vuole dire “ogni radicalismo violento? Quale altro radicalismo violento esiste oggi al di fuori di quello islamista? E che dire sul fatto che quel giovane sgozzatore sia stato fatto sbarcare in Italia e poi lasciato colpevolmente fuggire ed espatriare in Francia? E’ un caso isolato o non é una colpevole negligenza questa di lasciare fuggire dall’Italia coloro che sbarcano da noi? Interrogativi legittimi e che inficiano la nostra giusta ambizione di riformare Dublino. C’era una volta l’Italia con una grande e riconosciuta dignità di paese occidentale, ma autonomo e libero. Con una politica estera di notevole prestigio. L’Italia, per dirla con la bella canzone di De Gregori, “che non ha paura”. E oggi? Decapitata.

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