La sinistra tra confusione e dogmatismo
E mi viene da considerare che il mondo socialista europeo, non meno di quello popolare (basterebbe confrontare la posizione di Angela Merkel, che ha aperto le porte all’immigrazione siriana, e quella di Orban che erige fili spinati) attraversano entrambi una crisi di posizioni su uno degli argomenti più scottanti del momento. D’altronde oggi viviamo in un mondo in cui le ideologie del Novecento non riescono più a uniformare pareri sulle questioni del duemila, ma i nuovi partiti post ideologici, di destra o di sinistra, appaiono ovunque gusci vuoti. Basti pensare alla fine di Podemos in Spagna e alla profonda crisi dei Cinque stelle in Italia. Penso che sforzo massimo della politica debba oggi essere quello dell’approfondimento, dell’elaborazione, del progetto perché se il vecchio non funziona, il nuovo svanisce al primo stornir di fronde. Se non esiste più la sinistra e neppure la destra che noi abbiamo conosciuto non per questo siamo diventati tutti uguali, non per questo sono svanite le differenze e soffocate le sensibilità di ciascuno. Quello che personalmente contesto alla sinistra italiana, e in particolare al Pd dai cento padri e dalle cento madri, che annega i contrasti storici tra i leader comunisti e democristiani, offre un posto a un leader repubblicano e a un’anziano presidente della Repubblica socialista nel suo pantheon, nonché alla parlamentare che fece chiudere le case chiuse, ma che poi si oppose alla legge sul divorzio (forse non lo sapevano), é la confusione dei riferimenti ideali e la riscoperta di vecchi dogmi a fronte di nuove questioni. Noi siamo ancora qui a sventolare una bandiera come monito (in fondo lo fanno anche quanti, persino con minore fortuna rispetto a quella nostra, mostrano insegne democristiane e comuniste) per richiamare la politica italiana alla chiarezza identitaria, che certo non può risolversi con un impossibile balzo all’indietro, ma con una nuova capacità di darsi una piattaforma ideale unitaria e credibile. Non certo con gli escamotage né con i soliti richiami a un dogmatismo fuori dal tempo. A tale proposito confesso che mi ha sconcertato la posizione di Letta ribadita in Tv dalla senatrice Fedeli sull’ennesimo delitto avvenuto per volontà di un’intera famiglia islamica nella mia provincia. Sentir parlare di semplice femminicidio, paragonandolo ai non pochi delitti che vengono commessi nelle famiglie italiane, mi ha lasciato di stucco. Approvo invece pienamente il comunicato delle donne dell’associazione dei Musulmani laici a cui l’Avanti dà ampio spazio. Che dice di diverso questo comunicato? Sostiene, dopo un lungo elenco di crimini, di violenze e di privazioni, che tutto questo avviene per motivi “culturali e religiosi”. Cioè per la diffusione di una lettura patriarcale del Corano. Per le predicazioni di quanti considerano la donna un essere inferiore (in Arabia Saudita alle donne non é concesso prendere la patente o recarsi allo stadio, o girare sole) mentre in Iran le donne, anche quelle che provengono dall’estero devono portare il velo e sono vietati i calzoni e le gonne corte (nell’Afghanistan dei talebani addirittura é imposto loro il burka) e potrei continuare. Se un fratellino di 16 anni della povera Saman confessa che se una musulmana perde la fede deve essere sepolta con la testa fuori e lapidata fino alla morte qualcosa non torna. Se poi calcoliamo che una parte consistente di coloro che professano questi principi sono tra noi, vivono nelle nostre città e nelle nostre campagne, un sussulto credo sia naturale. Cosa possiamo e dobbiamo fare? Intanto non confondere, non fare fuorvianti paragoni per la paura di sconfinare nel razzismo. Anzi l’unico modo per sconfinare nel razzismo è proprio questo atteggiamento un po’ menefreghista tipico di chi ha paura di essere occidentale e mischia tutto cucinando un minestrone inservibile capace solo di produrre impotenza. Come sostiene il comunicato delle donne del Forum dei musulmani laici occorre invece un’azione costante, specifica, meticolosa, fatta di prevenzione, educazione, vigilanza. A cominciare da un’attenta sorveglianza delle famiglie in cui si impongono obblighi: l’obbligo di portare il velo, l’obbligo di essere musulmana con minacce conseguenti, l’obbligo di non andare a scuola oltre le elementari, fino all’obbligo di accettare matrimoni concordati. Da tutto questo nasce la violenza, anzi tutto questo é già violenza, oltre che reato. In base all’andamento demografico, che segnala un decremento sostanzioso delle nascite nei paesi europei e ancor più in Italia mentre i paesi islamici invece crescono a dismisura, possiamo immaginare come sarà la nostra convivenza democratica tra cinquanta, cento anni? Su questo dovrebbe rispondere la sinistra italiana anziché guardare dall’altra parte, perché é chiaro che o noi riusciremo ad educare al rispetto di tutti i valori e le leggi frutto di decenni, anzi di secoli, di lotte civili coloro che da quei paesi immancabilmente saranno indotti a trasferirsi da noi o il tramonto di una civiltà si annuncia probabile. Non mi rimane che riproporre una bella frase di Popper sulla tolleranza: “Non dobbiamo essere tolleranti con gli intolleranti, altrimenti questi ultimi distruggeranno la tolleranza”.
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