Fratelli d’Italia
E’ difficile non scadere nella retorica dopo il trionfo congiunto di Jacobs e Tamberi alle Olimpiadi di Tokio. Un duplice oro immortalato in quell’abbraccio dei nostri due atleti avvolti nel tricolore. L’emozione, già vissuta con la vittoria della nostra Nazionale di calcio agli Europei, si é rinnovata, forse in forme più individuali e meno di massa, con il doppio oro azzurro conseguito nei dieci minuti di gloria di ieri. Difficile ricordare che il primo partito di sinistra che adottò, al congresso di Palermo del 1981, il Viva l’Italia di De Gregori fu proprio il Psi di Craxi. E altri si stupirono e anzi si scandalizzarono perché un partito internazionalista non poteva mai diventare patriottico. Anche i più critici, però, esultarono con bandiere e maglie tricolori l’anno dopo in occasione della vittoria dell’Italia di Paolo Rossi al Mundial spagnolo. Capita così, era già capitato quando i ragazzi del ‘68 sfilarono coi tricolori dopo l’epica vittoria sulla Germania ai mondiali messicani del 1970, che gli italiani esprimano sentimenti patriottici più nello sport che in qualsiasi altra dimensione sociale. Pensiamo solo al fatto che dal 1960 l’Italia non ha mai più ospitato un’Olimpiade. Anzi, pensiamo al fatto che la sindaca di Roma, Virginia Raggi e la sua giunta abbiano rifiutato di organizzare le Olimpiadi del 2024, con un atteggiamento di prevenuta ostilità ai grandi eventi che ha fatto infuriare il presidente del Coni Malagò. Dopo le Olimpiadi di Roma del 1960 arrivarono quelle di Tokio del 1964. E, invece oggi, dopo i giochi di Tokio arriveranno quelli di Parigi. Inimmaginabile un minor amor patrio di questa disincantata indifferenza mostrata dagli amministratori romani. Oggi tutti salgono sul carro, chi del legame col tricolore, vengo da una città che al tricolore ha dato i natali, é sempre stato allegramente indifferente e chi ha voltato le spalle a celebrare il massimo evento mondiale sportivo, se non ricordo male rifiutandosi di incontrare il presidente del Coni che era pronto a illustrare il suo progetto all’inquilina, speriamo ancora per poco, del Campidoglio. Oggi celebriamo il trionfo di questi due ragazzi. E dell’uno, in particolare, ricordiamo il prestigioso passaggio di consegne dal figlio del vento Karl Lewis e da Usain Bolt che aveva infranto ogni record. Questo ragazzo, nato in Texas, ma vissuto in Italia con la madre e italiano a tutti gli effetti, é un figlio dei nostri tempi. Ha la pelle un po’ più scura della nostra, ma parla con accento lombardo, abita a Desenzano e conosce poco l’inglese. Ha sfoderato un 9,80 come Bolt. E’ l’uomo più veloce del mondo. Come Tamberi ha saltato più in alto, Jacobs ha corso più forte. E’ un periodo d’oro per l’Italia. Con Mattarella e Draghi bisogna essere orgogliosi di essere italiani. Altro che…
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