L’Italia brucia
L’Europa corre da inizio novecento a due velocità. Nel Mediterraneo il cambiamento climatico é superiore del 20% rispetto alla media globale. Si è già superata di 1,2-3° la temperatura del periodo pre-industriale. Dovremo abituarci a periodi di caldo che dureranno anche mesi. Nubifragi sempre più frequenti, compresi. Ma il problema più grande sarà l’innalzamento del livello del mare”. Questa la previsione tutt’altro che rassicurante di Gianmaria Sannino, dal 2015 Responsabile Laboratorio Modellistica Climatica e Impatti dell’ENEA. Secondo il sesto rapporto Onu, “il peggio deve ancora venire e a pagarne il prezzo saranno i nostri figli e nipoti, più che noi stessi”. Se si continua di questo passo “nel 2030 l’aumento della temperatura globale sarà 3 gradi. Nel 2.100 fino a 4”. Ma nel testo, a cui hanno lavorato 234 scienziati di 195 paesi, analizzando 40mila articoli scientifici, si sottolinea in particolare la situazione dell’Europa del Sud. “Dobbiamo ridefinire stili di vita e consumo – scrive il rapporto. Altrimenti l’Europa del Sud dovrà abituarsi a estati africane, le alluvioni improvvise non saranno più eccezionali […] e in Sicilia (come già avviene) cresceranno ancor più mango e avocado”. In questi giorni di caldo torrido che in una zona della Sicilia ha superato i 48 gradi di questo cambiamento climatico se ne stanno accorgendo anche i più distratti. L’Europa del Sud, l’Europa mediterranea, e in Italia particolarmente Calabria e Sicilia, sono devastate dagli incendi. Non esiste più la protezione dell’incrocio tra venti del nord e caldo africano e il mare diventa sempre più caldo e alto, facendo saltare la predominanza dell’Anticiclone della Azzorre. Adesso non si può più scherzare e rinviare. Le misure che sono state approvate dalla Convenzione sul clima di Parigi a cui il nuovo presidente americano, contrariamente al vecchio, ha deciso di adeguarsi, vanno applicate. Siamo ancora lontani dalla riduzione di gas serra previsti per tenere sotto controllo il riscaldamento climatico sotto i 2 gradi e verso l’1.5 per i prossimi cinque anni. Ciò implica una trasformazione dell’apparto industriale, l’utilizzo di nuove fonti energetiche, un cambiamento del nostro stile di vita. A ciò é precipuamente orientato il finanziamento europeo del Recovery found. Non sprechiamolo. Un incendio non va solo spento. Vanno recise le radici da cui ha preso origine.
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