Otello e Tomaso
Io di Montanari ho conosciuto Otello, quello che col suo Chi sa parli del 30 agosto 1990 (in verità quel Montanari rispondeva a una mia sollecitazione a scoprire verità seppellite dalla memoria come quella dell’omicidio del sindaco socialista di Casalgrande che avevo commemorato due giorni prima) aprì la riflessione sui delitti del dopoguerra che tanto riscontro ebbe a livello nazionale. Non conosco questo professore Tomaso (con una sola esse) che chiede la soppressione della legge istitutiva del giorno della memoria dedicato ai martiri delle foibe. Intanto mi chiedo perché costui meriti tanta enfasi giornalistica? E’ un leader politico? No. E’ uno storico? Si ma dell’arte. E’ un parlamentare, un governatore di regione, un sindaco? No. E allora? Il professor Montanari però rappresenta un’area che continua a resistere a sinistra. Trattasi della sinistra vetero comunista, massimalista e radicale, quella che nega la verità della storia. Quella che divide il mondo in buoni e cattivi. Il problema é che almeno una volta c’era un partito e c’era un insieme di stati che impersonavano tale ideologia. Adesso no. Per questo il peccato del professore é ancora più grave. Perché divide il mondo in chi, come lui, ha la verità in tasca e in chi, come tutti noi, interpreta la parte dei biechi traditori. Mi permetto di annoverarmi tra questi ultimi con orgoglio. Perché tra integralisti e traditori la storia (non dell’arte, ma delle vicende politiche) ha sempre dato ragione a questi ultimi. Tra chi é stato condannato, fucilato, ghigliottinato e i vari boia, con l’ideologia settaria del professore, a uscire vincitori sono stati i primi. E tra Otello e Tomaso, tra chi ricerca la verità della storia e chi assume la storia secondo le sue verità, non c’é mai stata partita.
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