I socialisti milanesi
Le due tendenze si separarono al congresso di Genova. Gli operaisti intransigenti come il milanese Alfredo Casati aderirono al Partito dei lavoratori di matrice anarchica e Turati e la Kuliscioff fondarono il partito che l’anno dopo, al congresso di Reggio Emilia, che potè contare anche sull’adesione del Partito socialista rivoluzionario di Romagna del recalcitrante Andrea Costa e di quella dell’avvocato dei contadini de La boje, il mantovano Enrico Ferri, acquisì il nome di socialista. Lo scontro tra la tendenza socialista e quella operaista si svolge innanzitutto al congresso del Partito operaio milanese, e cosi quella tra riformismo e sindacalismo rivoluzionario. E’ vero che Arturo Labriola proveniva da Napoli, ma a Milano si trasferì dopo l’esilio svizzero e lì stampò la sua rivista Avanguardia socialista. Il milanese Costantino Lazzari, socialista rivoluzionario, fu per anni l’antitesi di Turati nel capoluogo lombardo, divenendo suo alleato al Congresso di Livorno e ritornando suo avversario a quello successivo dell’anno seguente che decretò l’espulsione dello stesso Turati, di Treves, Prampolini, Matteotti e di tutti i riformisti dal Psi alla vigilia della marcia su Roma. Primo sindaco socialista di Milano fu Emilio Caldara, eletto nel 1914, il sindaco dei poveri e dell’assistenza, cui seguì, dopo la sua elezione alla Camera nel 1921, Angelo Filippetti che durò solo un anno a causa dell’occupazione dei comuni da parte dei fascisti. Primo sindaco della Liberazione fu Antonio Greppi, che perse un figlio nella lotta du Liberazionr. Nel 1951 Greppi fu sostituto dal socialdemocratico Virgilio Ferrari a cui sono succeduti i compagni di partito Cassinis e Bucalossi. La guida del comune milanese ritorna al Psi nel 1970 con sindaco Aldo Aniasi, ma già dal 1960 Milano sperimentò la prima giunta di centro sinistra (Bettino Craxi ne divenne assessore). Aniasi, prima sindaco del centro-sinistra e poi di sinistra, dovette affrontare temi molto delicati per l’intero paese, quali la contestazione della Statale, il terrorismo, la crisi energetica, e dopo la sua elezione a deputato nel 1976 a succedergli fu Carlo Tognoli che rimase sindaco per vent’anni, sempre con una coalizione di sinistra, e che segnò, con la sua indelebile impronta, lo sviluppo ordinato di una moderna metropoli. Nel 1986 gli succedette Paolo Pillitteri con una nuova giunta di pentapartito e nel 1992 Giampiero Borghini. Dunque Milano é stata, nel dopoguerra, città di sindaci socialisti, tuttora generalmente ricordati con rimpianto. E in nome di questa luminosa storia i socialisti milanesi, riuniti attorno a un unico simbolo, presentano oggi una lista autonoma da tutti gli altri schieramenti guidata da un architetto e insegnante, Giorgio Goggi. Lo sforzo coraggioso dei socialisti milanesi si presenta ancora una volta come test elettorale e politico per tutta Italia. Se Milano e stata la città che ha dato origine al socialismo, al riformismo, al municipalismo, se é stata anticipatrice delle svolte politiche nazionali, se la sua redazione dell’Avanti ha conosciuto le firme più prestigiose del giornalismo italiano, oggi non è un caso che una nuova speranza si elevi da Milano.
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