Vincitori della metà
La verità é che attraverso la delegittimazione della politica e la fine dei partiti storici si é oggi arrivati al caso anomalo italiano all’opposto. Cioè a una percentuale di partecipazione elettorale che si colloca agli ultimi posti sul versante internazionale e ancor più europeo. Che questo coincida con elezioni comunali, dove dovrebbe essere più diretto il rapporto elettore ed eletto non può non preoccupare. Dunque i vincitori restano vincitori a metà. Ma esistono, sia pur dimezzati. A Milano ha sicuramente vinto Sala in proporzioni esattamente contrarie all’insuccesso del suo povero avversario. Come a Napoli Manfredi ha trionfato con quella percentuale plebiscitaria napoletana che già aveva incoronato, alla stregua dei re borbonici, i vari Bassolino e De Magistris. In entrambi i casi il centro-destra (ma a Napoli che ha inventato la leadership di un magistrato?) ha fatto un clamoroso flop. Bologna non fa testo e la vittoria della sinistra di Lepore al primo turno non é una novità. Tutte e tre le città non erano amministrate dal centro-destra, ma a Napoli il Pd, alle scorse elezioni, non aveva neanche raggiunto il ballottaggio. A Roma pare scontato il ballottaggio tra Michetti del centro destra e Gualtieri del centro sinistra tallonato sia dalla Raggi che ottiene un buon 20%, che da Calenda attorno al 20%. A Torino si annuncia un ballottaggio tra Lorusso del Pd e Damilano civico del centro destra, col primo in inaspettato vantaggio. E Torino e Roma erano amministrate da sindaci dei Cinque stelle, ma i Cinque stelle in queste due città non arrivano nemmeno al ballottaggio. Alle regionali calabresi trionfa il centro-destra con Occhiuto di Forza Italia che viene eletto presidente. Non abbiamo per ora dati sulle altre città e sulle liste. Tre considerazioni. Le comunali non hanno nulla a che vedere con le politiche, ma segnalano una tendenza di orientamento molto condizionata dai candidati. Il fatto che il centro-destra abbia conseguito un risultato così deprimente a Milano e a Napoli, e uno non positivo, almeno per ora, a Torino é certo il frutto di candidature tutt’altro che vincenti e di dissidi tra Lega e Fratelli d’Italia che l’abbraccio elettorale tra Salvini e Meloni non ha certo d’improvviso risolto. D’altronde lo stesso Berlusconi, e proprio nel giorno delle elezioni, non parliamo delle dichiarazioni di Giorgetti con l’endorsment su Calenda, facevano capire benissimo quale sarebbe stato l’esito delle elezioni. Secondo. Il centro-sinistra conquista una grande città, Napoli, che era da anni amministrata dal civico De Magistris, i Cinque stelle le perdono tutte e due. Trieste, Torino e Roma vanno al ballottaggio e qualsiasi giudizio é prematuro. Il centro-destra conferma la sua maggioranza in Calabria con Forza Italia primo partito e non conquista alcuna grande città. Terzo. L’alleanza Pd-Cinque stelle non è certo decollata. Dove é stata consumata l’apporto grillino é stato irrilevante, come a Bologna e a Napoli. Perché non prenderne atto e guardare altrove? Il 20% di Calenda a Roma sarà un dato circoscritto alle sponde del Tevere? Si può aprire una strada per tutti coloro che lealmente e costruttivamente stanno sostenendo il governo Draghi? Per tutti coloro che pensano che Draghi non debba essere una parentesi che s’ha da chiudere il giorno delle elezioni?
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