Da super Mario al super Green pass
Questo per le regioni di ogni colore, siano in bianco, giallo e arancione e con capienze invariate: il 100% nei cinema e teatri (perché il virus ha più rispetto per la cultura), il 75% negli gli stadi e il 60 nei palazzi dello sport (perché il virus ha meno rispetto per i gol e per i canestri di quanto no ne abbia per gli acuti di un tenore). Il secondo servirà solo per andare al lavoro e per utilizzare i mezzi pubblici, ma anche per entrare in albergo. Ora, bene tutto. Cosa non si deve fare per battere il Covid o almeno per ridurlo a poco più di un’influenza… Ma sorgono almeno tre ordini di problemi. Uno riguarda i controlli. Saremo controllati come in un regime in tutti i nostri movimenti come paventano i no vax? Non credo proprio. In Italia non si controlla niente e nessuno. Gli evasori fiscali se la ridono e gli ultras negli stadi anche, senza mascherine e ognuno al posto dove gli pare. Troppo spesso in nome del rischio minore, le forze dell’ordine si mostrano forti coi deboli e deboli coi forti. Stamani un quotidiano ha pubblicato un’intervista al presidente dell’associazione delle polizie locali che lamentava l’impossibilità dei controlli a fronte della scarsità del personale, solo 40mila addetti a fronte dei 100mila necessari. Pensate voi chi controllerà chi e dove. Pensate alle metropolitane nelle ore di punta, ai bus e ai tram delle città. E pensate alle manifestazioni politiche, a quelle dei no vax oggi particolarmente a rischio. Chi andrà ad imporre a costoro l’uso della mascherina e la richiesta del green pass, visto che lo contestano? Saranno i nostri eroi del controllo ancora deboli coi forti e forti coi deboli come é avvenuto stamane con un extracomunitario scoperto senza green pass su un bus di Milano? Un secondo ordine di problemi riguarda le incongruenze. Già abbiamo citato quelle precedenti. Questi divieti scadranno nel gennaio dell’anno prossimo con lo stato di emergenza che non scadrà affatto per quella data. Bene. Il Green passa, pardon il super Green passa scade nove mesi dopo l’ultima vaccinazione ma il vaccino scade prima, dopo sei mesi al massimo. Perché? In un bar potrò bere un caffè al banco, ma non seduto. Potrò mangiare senza super Green pass nel ristorante di un albergo ma non in un ristorante normale. E nei mezzi più frequentati basterà un green pass di serie B. Cioè si potrà continuare a stiparsi in questi bus e tram e metropolitane che sono i luoghi più a rischio di infezione. E peraltro chiusi, e così sui treni regionali che non hanno un limite di capienza, e questo perché non si vuole impedire a nessuno e di recarsi al lavoro, ma anche di andare in centro, a trovare la zia e la fidanzata. Giusto intento. Ma come si concilia tutto questo con la lotta al virus? Terzo problema. Gli altri paesi si sono dotati, tranne il Regno unito, di strumenti simili, la Svizzera ha svolto un referendum vinto, sul green pass, l’Austria sta avviandosi verso l’obbligo vaccinale. Ma noi avevamo proprio bisogno di raddoppiarli i green pass? Per essere più realisti del re, per fare i primi della classe? Non si poteva dire: chi ha il Green pass può fare certe cose e chi non ce l’ha deve presentare, per andare al lavoro (questo obbligo c’era anche prima) o per usare i mezzi pubblici pubblici, il Green pass o il certificato di guarigione o l’esito di un tampone negativo? Cosa cambiava? Abbiamo già super Mario. C’era bisogno del super Green pass?
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