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125 anni e non li dimostra

20 Dicembre 2021 349 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Il 25 dicembre di quest’anno l’Avanti compie 125 anni. La festa sul Tevere della settimana scorsa ha inteso celebrare l’avvenimento, con dibattiti storici e politici svolti in una due giorni trascorsa a quel circolo nautico che vide Bissolati tra i suoi dirigenti. L’Avantionline, unico quotidiano che ne ha ripreso il messaggio, intende dedicare all’anniversario più di un editoriale. Il primo verte sulla stampa socialista che precedette l’uscita natalizia del quotidiano del partito, nonché sul clima politico nel quale il primo numero dell’Avanti, diretto da Leonida Bissolati, si trovò a nascere. Diciamo innanzitutto che l’Avanti non fu il primo quotidiano socialista. Nella mia provincia, Reggio Emilia, dove già dal 1880 si erano susseguite le pubblicazioni di tre periodici d’ispirazione socialista, “Lo Scamiciato, voce del popolo”, “Reggio nova, organo della società cooperativa” e poi dal 1886 “La Giustizia”, grazie all’attività e alla cultura di Camillo Prampolini e dei suoi collaboratori, era stato pubblicato nel 1893 il primo quotidiano socialista, da titolo “Il punto nero”, che intendeva riprendere provocatoriamente l’affermazione del pedagogo del giovane presidente del Consiglio Giovanni Giolitti, poi coinvolto nello scandalo della Banca romana nel 1891 e costretto alle dimissioni. Si trattava di Giovanni Chavez che aveva definito la Val Padana il punto nero dell’Italia giolittiana. Come capiterà ancora, pensiamo all’articolo di Bissolati sul primo numero dell’Avanti e cioè “Di qui si passa”, si riprendevano spesso le accuse degli avversari o per coniugarli con la risposta ironica o per distoglierli dal loro significato. Bissolati si riferiva infatti al “Di qui non si passa”, pronunciato da Antonio Starabba di Rudinì, primo ministro dopo l’avventura crispina. La repressione crispina non fu l’ultima causa della breve parentesi de “Il punto nero” che uscì il primo gennaio 1994 e visse solo fino al 15 aprile dello stesso anno. Tre giorni dopo la prima uscita del quotidiano, infatti, il governo Crispi aveva decretato lo stato di emergenza in Sicilia e poco dopo sciolto i Fasci siciliani e arrestato i suoi dirigenti. La politica repressiva crispina si estenderà poi, a partire dall’estate del 1894 (ma il giornale aveva già cessato le sue attività), a seguito di un attentato subito dallo stesso Crispi a Roma il 16 giugno, a una sorta di stato d’assedio nazionale con la chiusura dei giornali anarchici e socialisti, lo smantellamento delle sedi socialiste e l’arresto di diversi suoi leader. Il Psi fu anche costretto a svolgere il suo congresso, il terzo dopo quello di Genova e di Reggio Emilia, a Parma nella sola giornata del 13 gennaio del 1895 in una situazione di semi clandestinità. La seconda motivazione del breve tragitto de “Il punto nero” fu la scarsità dei mezzi economici. Antonio Vergnanini, che poi sarà il massimo dirigente nazionale della Lega delle cooperative, e che coltiverà sempre un’innata passione per il teatro e per il giornalismo, non aveva spalle sufficientemente larghe per sobbarcarsi le spese di un quotidiano nazionale, da diffondere in tutta Italia. Anche perché, e qui sta il terzo motivo, non tutti i socialisti italiani, che solo un anno e mezzo prima a Genova avevano fondato il loro partito dotandosi solo di un settimanale ufficiale, e cioè “La lotta di classe”, erano disponibili a considerare il giornale reggiano come organo del partito nazionale. Anzi, la diffidenza, in particolare dei milanesi che ritenevano che un quotidiano socialista dovesse essere redatto e stampato in una grande città, fece la differenza. Vero che già esisteva in Romagna il periodico Avanti di Andrea Costa, che aveva ripreso il titolo del giornale del Partito socialdemocratico tedesco, e cioè Worvarts, che a Milano dal 1891 era stata data alla luce da Turati e Kuliscioff “La critica sociale”, che pullulavano settimanali e mensili socialisti di carattere provinciale, ma fino al dicembre del 1896 mancava un quotidiano. Così si arrivò alla pubblicazione dell’Avanti con sede a Roma. La data di uscita non fu casuale. Il Natale non era solo una ricorrenza cattolica, ma un omaggio al cristianesimo da parte del mondo socialista. Anzi l’identificazione di Gesù come del primo socialista, che aveva fatto proseliti importanti soprattutto nella pianura padana, era un approccio importante e significativo del messaggio socialista. Non a caso di spalla in prima figurava proprio un pezzo intitolato “Santo Natale”, che metteva in contrasto il messaggio cristiano con il comportamento della Chiesa del tempo. Cristianesimo e anticlericalismo potevano così andare a braccetto. L’Avanti uscì e le notizie diffuse parlano di file di socialisti alle edicole di mezza Italia fino dalle prime luci dell’alba. Il Natale, nascita di Gesù, segnava così un’altra nascita. Che diventerà ricorrenza socialista.

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