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Il Conclave

26 Gennaio 2022 286 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo
L’dea di Enrico Letta di chiudere i leader dei partiti in una stanza cum clave (cioè a chiave, da cui deriva Conclave, luogo conosciuto per eleggere i papi) non ha avuto successo. D’altronde nel Conclave, da quell’elezione di Gregorio X nel palazzo papale di Viterbo dove gli abitanti avevano rinchiuso i cardinali perché non si decidevano a eleggere il papa, ci sono tutti i cardinali, mentre nel Conclave lettiano solo l’elite dei parlamentari.

Ma siccome questo Parlamento più di qualsiasi altro pare non risponda, se non parzialmente, agli ordini di scuderia, richiudere qualcuno a chiave potrebbe essere anche pericoloso. In Parlamento pullulano una quindicina di gruppi politici, peraltro, molti, a cominciare da quello dei Cinquestelle, ma il Pd non è una virtuosa eccezione, alquanto frastagliati. L’Italia é vittima di un’illusione bipolare e addirittura bipartitica secondo le aspirazioni veltroniane. Maggioritaria per finta, come l’hanno disegnata Segni e Mattarella. La verità é che nonostante gli sbarramenti i partiti si camuffano alle elezioni e si moltiplicano dopo. E partoriscono gruppi e gruppetti, correnti interne e movimenti. Si abbia il coraggio di fare un bilancio di questi trent’anni di malapolitica. E si riscoprano le storie e le identità, come in Europa. Riprenderemo l’argomento, anche quello della riforma presidenziale e dell’elezione diretta del presidente della Repubblica. Ma torniamo al Quirinale. Oggi Mattarella é stato votato da decine di parlamentari, mentre nessuno, o quasi nessuno, ha votato Draghi. Se non si contraddice Mattarella ha dichiarato che il suo ruolo, e non solo il suo mandato, é scaduto. Draghi resta invece coi piedi in due palazzi: Chigi e Quirinale. Preferirebbe sette anni tranquilli al Colle piuttosto che un anno travagliato al governo. E’ nell’interesse dell’Italia? Ma non dipende da lui. Adesso i giochi si aprono davvero. Da domani basta la maggioranza semplice per eleggere il presidente. Delle due l’una. O nella notte si troverà l’accordo su un nome condiviso o il centro-destra giocherà la carta Casellati. Letta sostiene che la Casellati é divisiva, perché é divisivo tutto quello che non piace a lui. Ma sic rebus stantibus la Casellati difficilmente passerà. Venerdì potrebbe essere il giorno buono. Se la Casellati o chi per lei non dovesse passare, allora si andrà su Draghi, o in subordine su Amato o Casini. Non penso che, qualsiasi dovesse essere l’esito, cadrà il governo. Non si é mai visto un governo dimettersi a causa di un presidente della Repubblica, comunque venga eletto. Anche dopo un conclave che si concludesse con l’ennesima fumata nera…

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