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Forzature

28 Gennaio 2022 352 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Quando, dopo il 23esimo scrutinio, Giovanni Leone, alla vigilia di Natale del 1971, prevalse di un centinaio di voti, con quelli determinanti dei missini, su Pietro Nenni, appoggiato dalle sinistre, non ci fu alcuna crisi di governo. Eppure la maggioranza si spaccò coi socialisti che votarono il loro vecchio leader assieme ai comunisti, mentre Dc, Psdi e Pri, partiti alleati, accettarono i voti missini. Un conto é l’elezione del presidente della Repubblica che una vota eletto, e comunque eletto, rappresenta tutti gli italiani e un altro il governo del Paese che deve ottenere la fiducia del Parlamento. Oggi, in un contesto internazionale scevro da rigide contrapposizioni ideologiche caratteristiche di quegli anni, si ipotizza invece che gli equilibri che si formano all’elezione del presidente della Repubblica si riverberino inevitabilmente sulla compagine governativa. Si tratta dell’ennesima forzatura politica e costituzionale. Come quell’altra, di non partecipare al voto. A mia memoria questa scelta non é mai stata adottata in passato. Certo non fu adottata in occasione dell’elezione di Napolitano, la prima e a maggior ragione la seconda, e di Mattarella, e ovviamente non é stata seguita in occasione dell’elezione di Ciampi, Cossiga e Pertini eletti a larghissima maggioranza. Leone fu eletto dopo un duello con Nenni, Saragat con una larga convergenza, Segni dopo un braccio di ferro con Saragat e Gronchi con una larga maggioranza e coi voti anche delle sinistre, mentre Einaudi venne eletto col voto di tutta la maggioranza di governo uscita da voto del 18 aprile 1948. Mai una parte non partecipò all’esercizio del voto. Il problema é che contrariamente al passato oggi i partiti non si fidano dei loro parlamentari. Anche la Dc, in questo decenni, é stata spesso trafitta dal voto dei suoi franchi tiratori. Naufragarono per questo candidature autorevoli e ufficiali quali Sforza, Merzagora, Fanfani, Moro. Ma mai la Dc diede ordine ai propri parlamentari di non partecipare al voto che, per un grande elettore, é un diritto costituzionale. E per di più da esercitare individualmente. Adesso la situazione si sbloccherà. Dubito che il centro-sinistra e i Cinque stelle vorranno rispondere alla sconfitta del centro-destra che, con la candidatura della Casellati, ha fatto un prevedibile flop, sfidandolo con un suo candidato. Lo spappolamento dei Cinque stelle non lo consente. Si cerca un candidato condiviso, ma nessuno é pronto a condividere quello dell’avversario. Situazione incartata e Parlamento che con evidenti forzature e anomalie sta perdendo anche quel minimo di fiducia che suscitava ancora.

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