Il Mat e la giustizia
Mattarella l’ha detto chiaro. E’ tempo di una riforma della giustizia puntando il dito sulla perdita di credibilità della magistratura italiana, coi suoi dissidi e le sue convulsioni partitiche. Ha chiesto anche una riforma del Csm che non può essere suddiviso in correnti. Bene. E’ quel che pensiamo da molto tempo. Da quando presentammo, con Buemi, era il 2007, una proposta di legge alla Camera sulla separazione delle carriere della magistratura giudicante da quella inquirente che divida nettamente le due funzioni (solo nel Portogallo di Salazar esisteva interscambiabilità tra Pm e giudici) e da quando con Nencini, al Senato, ad inizio legislatura, venne presentato un progetto di legge per l’elezione del Csm tramite sorteggio. Da quando, oltre dieci anni fa, aderimmo convinti ai referendum radicali con oggetto, tra l’altro, la questione della separazione delle carriere e la riforma delle condizioni che portano alla custodia cautelare. Abbiamo aderito oggi ai sei referendum lanciati dai radicali e dalla Lega, convinti come siamo, a proposito di quest’ultima, che se un giustizialista diventa garantista é una vittoria di chi garantista lo é sempre stato. Oggi Letta invita il Parlamento a svolgere una sessione speciale sui temi lanciati da Mattarella col suo discorso. Bene, ma sappia il segretario del Pd che, come ha sostenuto il capo dello stato, la riforma della giustizia dev’essere al primo posto. Per quanto riguarda il Pd speriamo che sia stata superata la ritrosia tipica di un assoggettamento politico causato da una consapevole, o meno, riconoscenza verso la magistratura e la sua debordante propensione all’invasione di campo, che ha fatto della sinistra italiana l’unica in Europa a non sposare fino in fondo tutti i temi di libertà dai poteri forti. Questione fondamentale per chi viene dalla cultura socialista per impedire un’adesione, e anche solo una subalternità politica, al Pd.
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