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Guerra e pace

14 Marzo 2022 710 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Camillo Prampolini: “La lotta legalitaria ebbe sempre per presupposto l’esistenza della legalità. Dove questa possibilità manchi, le vie della legalità (cioè la sovranità popolare) sono chiuse, le aspirazioni alle quali é negata la libertá di vivere ed espandersi verranno fatalmente a sboccare nelle vie dell’azione rivoltosa”. Filippo Turati: “Quando la patria é oppressa, quando il fiotto invasore minaccia di chiudersi su di essa le ire contro gli uomini e gli eventi che la ridussero a tale sembrano passare in seconda linea, per lasciare lampeggiare nell’anima soltanto… la ferma volontà di combattere, di resistere fino all’estremo”.  Due socialisti rispondono ai problemi di oggi… Sono stati e sono tuttora i miei fari. Mi hanno ispirato non solo idee di rinnovamento laico e mai dogmatico, una concezione della sinistra come luogo di confronto e non di eresie da condannare al rogo. Ma mi hanno sempre colpito per la loro assoluta sensibilità ai temi della patria. Ovvio, perché il socialismo italiano nacque da Risorgimento e non da Marx, che nei primi anni ottanta dell’Ottocento non era ancora stato tradotto in italiano. Prampolini e Turati stettero in minoranza nel Psi dal 1912 alla morte. E Turati in particolare dovette sorbirsi veri e propri processi politici anche per le affermazioni che ho citato, soprattutto al Congresso di Roma del 1918 dove rischiò l’espulsione. I socialisti non sono mai stati pacifisti. Alcuni, come Prampolini, erano non violenti che é cosa diversa. Non scambiamo la non violenza col pacifismo. Gandhi capeggiò rivolte e non fu mai pacifista, ma usò metodi di lotta quali i digiuni e le marce che riteneva ancora più efficaci. Ma quando una nazione era invasa da un’altra i socialisti sono sempre stata col popolo oppresso e mai hanno avuto dubbi o messo sullo stesso piano aggressore e aggredito. Ammettiamo pure che siano vere, e non sono documentate, tutte le accuse che si riservano gli ucraini: su Odessa, sul Donbass, sulla brigata Azor, sul controverso personaggio di Bander, e ancora di più. Mai un socialista ha avuto dubbi che anche un popolo così debba avere il diritto all’indipendenza e alla libertà, visto che almeno non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che l’Ucraina sia uno stato democratico, libero e indipendente. Dico solo due ultime cose. La prima. Quelli che vogliono il negoziato e non la resistenza si sono accorti che Putin un vero negoziato non lo ha mai aperto e che il colloquio di Lavrov in Turchia si é concluso con una candida ammissione da parte sua di non avere un mandato oltre che con una singolare presa in giro secondo la quale in Ucraina non ci sarebbe alcuna invasione? La seconda. Lo dico a chi, da destra e da sinistra, chiede la resa in nome della salvaguardia della vita degli ucraini. Gli arrendisti di destra sostengono che l’Ucraina si deve arrendere perché a loro hanno sempre dato un po’ fastidio coloro che rischiano la vita per la libertà e non vogliono essere disturbati nella loro tranquilla esistenza. Gli arrendisti di sinistra vogliono la resa perché non sopportano che ci sia qualcuno che combatte per la propria libertà col sostegno degli Usa. Entrambi dovrebbero rispettare le decisioni del governo e del popolo ucraino. E non pretendere di decidere cosa dovrebbero fare. Ma é “pretendere” troppo…

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