Speranze di pace…
Mi ha colpito e mi ha fatto pensare una affermazione di Tony Blair secondo il quale dire esplicitamente che la Nato non sarebbe mai intervenuta in Ucraina avrebbe convinto Putin all’invasione. Ho letto con piacere le dichiarazioni di esplicito appoggio alla resistenza del popolo ucraino da parte di Conh Bendit e del figlio di Glucksman. Ho letto le parole di Lech Walesa e considero rivelatore il viaggio a Kiev dei presidenti della Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia. Una sorta di solidarietà che proviene dal passato comune. E anche opportuno che il papa si sia recato dall’ambasciatore russo. Sono con loro, incondizionatamente e anch’io da laico prego per la pace. Ma mi stupisco che ci sia ancora chi soppesi torti e ragioni. Non c’é nessuna ragione, ammesso che ce ne siano, che possa spingere una nazione a invaderne un’altra, libera, democratica e indipendente. E a bombardarla colpendo e massacrando uomini, donne e bambini. Qualsiasi presunta ragione si trasforma in colpa imperdonabile. Pare che oggi si sia aperto uno spiraglio nei colloqui, non si capisce fatti come e da chi, che potrebbero portare a un’intesa. Il Financial time ne riporta anche i particolari. Si starebbe parlando di un accordo in 15 punti, dei quali i più rilevanti sarebbero riferiti alla neutralità dell’Ucraina (secondo il modello austriaco che la prevede in Costituzione o svedese che la pratica di fatto), che peraltro Zelensky ha già praticamente enunciato dichiarando che l’Ucraina non entrerà nella Nato e la cessazione dell’iniziativa militare russa, che però continua (oggi é stato abbattuto nella città martire di Mariupol un teatro divenuto un rifugio per i civili e Biden ha parlato di “atrocità di Putin che pagherà”). Altri punti riguarderebbero la limitazione delle forze armate ucraine (che sono in proporzione a livelli minori rispetto a quelle russe) e le garanzie alle popolazioni russofone (e qui si fa una certa confusione tra russofone e secessioniste). Speriamo, ardentemente speriamo, nella soluzione pacifica. Vogliamo confidare che la mobilitazione dei governi occidentali ed europei, le manifestazioni di popolo avvenute in tutto il mondo, nonché la resistenza degli ucraini e il dissenso che si rafforza ogni giorno di più in Russia (speriamo anche all’interno del governo russo) inducano Putin a ritrovare un minimo di razionalità e di umanità abbondantemente perdute. I bombardamenti continuano e i morti tra la popolazione civile, i resoconti parlano di 2100 vittime solo a Mariupol, aumentano a dismisura. E anche tra i reparti russi, giovani soldati di leva mandati allo sbaraglio per un’esercitazione militare, che si sono trovati nel bel mezzo di un’invasione e di una guerra rischiando la morte. La notizia del possibile accordo poi arriva poche ore dopo che il ministro degli esteri di Mosca, Sergei Lavrov aveva parlato di una speranza di «raggiungere un compromesso» con l’Ucraina, e aveva citato «specifiche discussioni» su «alcune formule» sulle quali «siamo vicini ad arrivare a un accordo». Secondo il Financial Times, che cita tre persone coinvolte nei colloqui, i progressi compiuti sono «significativi», ma non privi di significativi ostacoli. Far tacere i cannoni sarebbe urgente. Per rispetto della vita dei sopravvissuti. Per la memoria di quelli che sono morti.
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