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La colomba insanguinata

17 Aprile 2022 301 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo
Il papa ha alzato al cielo l’invocazione della pace dichiarando il suo dolore per le immani sofferenze del popolo ucraino. Basta? Ha parlato con voce commossa e rotta dall’emozione di una guerra che potrebbe portare l’umanità alla sua estinzione. Ha evocato il messaggio di Cristo. Sì, basta. Noi laici non possiamo però esimerci, nel pieno rispetto del messaggio della Chiesa, di andare più in là.

La pace é un obiettivo che va raggiunto al più presto in quella martoriata nazione. Ma come? Con le nobili invocazioni, con la scansione di sacri principi? Innanzitutto bisognerà accertare se la pace la vuole chi ha cominciato la guerra. Che non é un conflitto tra due stati. E’ un’aggressione di uno stato libero, democratico e indipendente da parte di un altro stato guidato da 23 anni da un oligarca che ha più volte manifestato l’aperta intenzione di ricostruire il vecchio impero russo. E che ha negato l’esistenza stessa dell’Ucraina. Il primo atto che può consentire di fare un passo nella direzione della pace sarebbe l’immediata decisione di farla finita coi bombardamenti, con le aggressioni e le fucilazioni dei civili, con l’assassinio vile di donne e bambini. Se il problema era la possibile adesione alla Nato dell’Ucraina l’aver dichiarato apertamente e solennemente che questo paese rimarrà neutrale avrebbe dovuto conseguentemente por fine al conflitto. E invece il martirio del popolo ucraino continua. Il vero proposito di Putin é conquistare parte o tutta la nazione ucraina e annetterla alla Russia. Qua sta l’incaglio della trattativa. Questo per ragioni politiche ed economiche. E dopo aver scatenato e ribaltato con una sanguinosa guerra il governo ceceno, dopo aver invaso la Georgia, dopo aver conquistato la Crimea e avere appoggiato militarmente il secessionismo nel Donbass per poi riconoscere le due repubbliche secessioniste di Donestk e Luhansk. Dunque la pace va conquistata anche con la resistenza a queste pretese, a questa violenza, a queste brutalità. Nella guerra di resistenza italiana furono molti i cattolici che si piegarono alla necessità di armarsi dopo l’invasione tedesca del settembre del 1943. Lo fecero anche alcuni preti che salirono sugli Appennini a sostenere in tutti i modi chi combatteva e alcuni di loro ci rimisero la pelle. Non erano pacifisti? Avevano smarrito il senso del messaggio cristiano? No. Sapevano che il male non lo si accetta supinamente, senza reagire. E che il messaggio di pace e di amore di Cristo non può trionfare dove esiste il sopruso, dove si esercita la mostruosità. Ma non voglio addentrarmi nei meandri del messaggio cristiano. Solo dico che Gesù non accettò mai l’ingiustizia e la prevaricazione. Dunque la pace sia nella giustizia, nella libertà e nel rispetto all’autodeterminazione dei popoli. Altrimenti non sarà pace. Ma subalternità al regno dei più forti. Sarà solo supina accettazione delle aggressioni altrui. La colomba pasquale oggi é ferita. E’ stata colpita da una scheggia di un missile che non ha rispettato nemmeno nella santa Pasqua il suo valore simbolico di indipendenza, di libertà e di amore.

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