Via bellica e via diplomatica
In molti parlano senza farsi capire. Succede spesso in politica. Ricordo che alla fine degli anni sessanta si erano inventati nuovi termini come “al limite” o “nella misura in cui”. Servivano per depistare. Perchè un pensiero complicato, sempre al limite o comparato, dunque, si pensava fosse più affascinante di uno semplice. Sbagliavano. Magari facevano apposta. Poi il parlare e scrivere semplice è diventato di moda. Non era più giudicato superficiale. Ma frutto di una grande dote: quella di semplificare concetti complicati. Lo scrive Popper: “Non c’è nulla di più facile che parlare difficile”. E viceversa. E lui si faceva capire bene anche se era un filosofo tra i più complessi. Come Bertrand Russell, che ha scritto una storia dela filosofia in più volumi che potrebbe leggerla anche il mio barbiere (che peraltro studia filosofia). Allora dirò in modo elementare quel che penso dei professori televisivi e di quant’altri (lascio perdere l’avvocato della giravolta perchè non mi interessa: uno che fa differenza tra armi difensive e offensive bisognerebbe psicanalizzarlo). Si dice che è l’ora della via diplomatica e che bisognerebbe smetterla con le armi e che l’invio delle armi da parte degli Usa e dei paesi europei non fa che prolungare la guerra. Sono due concetti chiari, ma senza senso. E spiego perché. La via diplomatica è quella che Putin ha interrotto con l’aggressione all’Ucraina di 66 giorni fa. Erano andati da lui in fila indiana quasi tutti i laeder europei, da Marcon a Scholz, avevano parlato con lui Draghi, Johnson e Sanchez. Ma Putin non ha voluto sentir ragione. Adesso è grazie alle armi e alla resistenza ucraina se, forse, il nuovo zar ha rinunciato al suo piano A, e cioè di prendersi tutta l’Ucraina (in poche ore il suo esercito era arrivato alla porte d Kiev) e, forse, di potersi accontentare della Crimea e del Donbass (quale, tutto o l’indipendenza delle due repubbliche non è chiaro). Si sono svolti due incontri in Moldavia tra delegazioni ucraine e russe e uno in Turchia, presente anche Lavrov. Quest’ultimo ha confessato che non aveva alcun mandato. Ora, voglio capire dai trattativisti: da quale santo in Cielo hanno avuto la notizia che Putin è pronto a un compromesso? Questo compromesso eventuale i suddetti ritengono che sia equo per l’Ucraina o penalizzante, oppure quslsiasi compromesso andrebbe bene, compresa la resa degli ucraini? Ma soprattutto: se non ci fosse stata la via bellica, cioè la resistenza, anche grazie alle armi dell’Occidente, oggi si potrebbe anche solo teoricamente parlare di via diplomatica? O non saremmo costretti e celebrare il “de profundis” di un paese? Vorrei che rispondessero a queste domande. Ma sono troppo semplici, per loro…
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