Tra indifferenza, cinismo e falso pacifismo
E ammettiamo anche che nella guerra civile in Donbass le atrocità non siano state commesse solo dai russi e che la strage di Odessa, compiuta al culmine di scontri tra opposte fazioni, sia stata opera della parte nazionalista ucraina (certezza alla quale non sono giunte due inchieste internazionali) e aggiungiamo il fatto che la brigata Azov abbia tra le altre, di stampo nazionalista, anche qualche qualche radice nazista. Ammesso tutto questo (ma sommessamente ricordiamo che stragi commesse anche da chi combatteva dalla parte giusta ci sono state in Italia durante e dopo la lotta di liberazione, dove in talune compagini, ad esempio i Gap, marcato anche se non esclusivo era il carattere comunista stalinista) rivolgo una domanda. E’ mai possibile che qualcuno ancora tentenni a condannare l’aggressione della Russia, che oggi di caratteri democratici ha solo l’ombra, a uno stato sovrano? Vorrei vedere i vari Santoro, Orsini, Vauro, Travaglio, Ovadia come commenterebbero eguale aggressione compiuta dagli Usa. Anzi lo so gia. Il loro presunto pacifismo si sposava negli anni settanta, con le marce per il Vietnam al grido di Ho Ci Min e di “Vietcong vince perché spara”. Le guerre sono sempre sbagliate e da condannare, ma un conto é chi la comincia e un conto é chi la subisce. Questi ultimi o si arrendono o combattono. Decidono loro perché nessuno può obbligarli a morire per un ideale di indipendenza. Ma se scelgono di rischiare la morte dobbiamo aiutarli in base a un vecchio principio internazionalista o scoraggiarli e isolarli? Chi pretende dagli ucraini la resa e che si pieghino alle pretese di Putin, perché parlare di negoziato quando il despota russo non ne ha mai voluto parlare é davvero sconcertante, é animato dalla stessa logica degli italiani al tempo delle conquiste straniere: “Vegna Franza, vegna Spagna purché se magna”. Ora mangiare é certamente necessario e sbloccare i carichi di grano che rischiano la putrefazione perché i russi hanno circondato tutti i porti del mar Azov e del mar Nero é oltretutto riprovevole. Una colpa in più di Putin. Tanto é vero che su questo Draghi ha tentato di convincere il presidente russo a desistere e si é sentito rispondere che lo farà se verranno ritirate le sanzioni. Sappiamo bene che Germania e Italia non sono pronte a rinunciare al gas russo e che pagare in euro o in dollari poi subito tramutati in rubli come ha fatto l’Eni é risibile. E anche che l’Europa corre il rischio di entrare in una spirale di divisioni nazionali che la indeboliranno ulteriormente. Mettiamo tutto nel conto, ma possiamo noi condividere lo sgangherato post di Vittorio Feltri che si augura, come se la guerra fosse una partita di calcio, che “vinca il più forte” perché lui “si é stancato”? C’é in questo un egoismo panciuto che mi disturba. Gli ucraini dovrebbero evitare di turbarci? Hemingway cosa gli risponderebbe? Uno dei miei maestri, e amici, Marco Pannella, ha scritto pagine contro il pacifismo che induce i popoli a non ribellarsi, a non reagire, a non resistere. E su questo si rifaceva a Gandhi, maestro della non violenza, ma che capeggiò rivolte contro gli inglesi. Vado oltre. Coloro che oggi predicano la pace assomigliano ai tanti che sfilavano in Francia nel 1939 con cartelli con scritto “Mourir pour Danzique?” e davano del guerrafondaio a Churchill. Non comprendono o fingono di non comprendere costoro che il neo imperialismo di Putin va frenato subito. Altrimenti saranno guai anche per altre nazioni. Ne parlino coi lituani e i lettoni, coi moldavi e i georgiani, ascoltino i polacchi e gli slovacchi. E traggano le doverose conseguenze dall’accorata richiesta degli svedesi e dei finlandesi, pacificamente neutrali ai tempi della guerra fredda, di utilizzare lo scudo protettivo della Nato. O sono tutti impazziti?
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