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La scelta del Pd

19 Giugno 2022 309 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo
Le elezioni amministrative non vanno confuse con le politiche. Subiscono forti condizionamenti dalla presenza dei candidati (si vota con le preferenze tanto vituperate per le. consultazioni politiche), dall’andamento delle precedenti amministrazioni e in particolare dalla popolarità dei sindaci (che vengono eletti direttamente).

In Emilia-Romagna, al voto delle ultime europee, il centro-destra, con il boom della Lega, era in maggioranza, ma alle comunali che si svolgevano negli stessi giorni l’80% dei comuni é stato conquistato dal Pd più alleati. Se vogliamo scorgere nelle comunali che si sono svolte in diverse città (le più popolose Genova e Torino, ma da non trascurare Verona, Padova, Parma, l’Aquila, Pistoia, Como, Monza, Frosinone, Catanzaro, Messina ecc.) una linea di tendenza politica dovremmo tentare di metterle in relazione con gli ultimi sondaggi elettorali per verificare se il voto di ieri ne conferma la direttrice o meno. A ben guardare i risultati direi di sì, almeno in questi dati: la maggior presa del centro-destra, che perde generalmente quando si divide, clamoroso é per ora il caso Verona, rispetto al centro-sinistra, soprattutto quando la coalizione, per la presenza dei Cinque stelle, perde l’ala destra (Azione, Italia viva, e altre), la dèbacle del movimento Cinque stelle, che i sondaggi danno ancora sul 13-14 per cento, ma che dopo la botta di ieri potrebbero retrocedere di parecchio, la superiorità nel centro-destra di Fratelli d’Italia sulla Lega (se avviene anche alle comunali, dove la Lega vanta una più antica radice territoriale, alle politiche sarà ancora più accentuata), la presenza di un terzo polo che, generalmente sponsorizzato da Azione, risulta tutt’altro che trascurabile, anche se, con l’attuale legge elettorale per le politiche, che prescrive a ogni lista sul proporzionale un’opzione di coalizione sul maggioritario, un eventuale terzo polo risulterà di più difficile espressione. Davanti al Pd una scelta. O mantenere l’alleanza coi Cinque stelle, se il movimento di Giuseppe Conte non si sgretolerà prima delle politiche, o aprirsi alle forze laiche e riformiste, con Azione, Più Europa, Italia viva, mi auguro i socialisti, senza per questo rompere con Leu (se esiste ancora) e con i Verdi. Il campo largo, se solo puntato su un accordo a tre, Pd, 5 Stelle, Leu, è un campo troppo stretto. Ed é, questa, una sinistra senza centro. Un vero centro-sinistra non può che comprendere Pd, Leu, Verdi, Azione, Più Europa, Italia viva e Psi. E questa coalizione, magari con qualche frammento di Cinque stelle capitanato da Di Maio, sarebbe più competitiva nei confronti del centro-destra a trazione meloniana, sopratutto se proponesse la continuità di Mario Draghi alla guida del governo. Con questa proposta potrebbe sparigliare nel centro-destra, approfittando delle tensioni e delle disponibilità che sono state manifestate in settori di Forza Italia, ma anche nella Lega. La scelta dunque é semplice. Anche perché sarebbe davvero produttiva. Ma a volte la politica é complicata dagli uomini e dai loro interessi. Poi si lamentano perché la gente non va più a votare…

 

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