Azione in comune
Accordo Pd-Azione. Tre le condizioni accettate. Nell’uninominale non saranno candidati i leader delle forze politiche che compongono la coalizione. Non saranno candidati nell’uninominale gli ex parlamentari di Forza Italia né gli ex parlamentari dei Cinque stelle. A occhio ha vinto Calenda. Nell”uninominale non ci saranno nè Fratoianni, nè Bonelli, nè Di Maio. Se per Bonelli e Fratoianni è ragionevole pensare a un’elezione sul proporzionale perchè la loro lista dovrebbe superare il 3 per cento e la cosa non crea problemi a Gelmini e Carfagna che sarebbero state presentate sul proporzionale da Azione, un problema, anzi più problemi, si presentano per gli ex Cinque stelle. Se non verranno eletti sull’uninominale se ne staranno probabilmente a casa dato che Impegno civico, la lista formata da Di Maio con Tabacci, ben difficilmente riuscirà a superare la soglia di sbarramento. Oppure correranno da soli. Tanto è uguale. A me non sono mai piaciuti i veti sulle persone. Se verso Sinistra italiana aveva un senso politico rivendicare la differente collocazione rispetto al governo Draghi non capisco proprio questa ostilità verso chi quel governo ha sostenuto rompendo per questo col suo partito. Penso che mischiare giudizi politici a pregiudizi morali sia magari un segno dei tempi. Ma di tempi dominati dal populismo. Ora che Di Maio accetti una candidatura nelle liste del Pd mentre la sua lista, quella di Impegno civico formata assieme a Bruno Tabacci, contiene il suo nome, segna l’emergere di un colossale paradosso. Tanto più che i veti di Calenda a Sinistra italiana e ai Verdi erano riferiti solo a Fratoianni e a Bonelli. E questi ultimi invece sono quelli che minacciano fuoco e fiamme e addirittura di scivolare in un accordo coi Cinque stelle. Tutti pienamente condivisibili invece i punti programmaticj, tra i quali le operazioni atte ad assicurare all’Italia i fondi del Recovery, il salario minimo così come prescritto dalla direttiva UE, la modifica al reddito di cittadinanza e al 110 per cento, così come la riproposizione di una linea atlantista in politica estera e il sostegno alla resistenza ucraina. Molto chiaro ed esplicito questo ultimo punto che si concreta con la più dura condanna alla politica imperialista di Putin.
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