Draghi: un congedo?
Draghi ha affrontato la platea col piglio del leader politico esponendo dati estremamente convincenti e confortanti: l’Italia negli ultimi due anni cresce di più della media europea, 6,6% nel 2021 e finora del 3,4% nel 2022, ha un debito pubblico che nel biennio cala sia pur di pochi punti (e non era mai avvenuto un consecutivo calo biennale), la disoccupazione flette (tocca addirittura i livelli del 1977) e il 40% dei 900mila posti in più del solo 2021 sono contratti a tempo indeterminato, anche se Draghi ha riconosciuto che esiste un eccesso di precarietà e gli stipendi restano troppo bassi. Il governo ha saputo affrontare la sfida pandemica e oggi sta sostenendo con risultati positivi la crisi energetica. Intanto diversificando le fonti per non essere schiava del gas russo e in questo senso sono stati attivati nuovi contratti con l’Algeria e l’Azerbaigian che gia quest’anno portano la dipendenza dalla Russia dal 40 al 20%. Se verranno attivati i rigassificatori previsti e con l’aiuto essenziale delle rinnovabili (ma non ci deve essere un extraprofitto nelle rinnovabili a causa del prezzo alto dell’energia tradizionale) l’Italia sarà in condizione di annullare le esportazioni dalla Russia a partire dall’autunno del 2024. Altro obiettivo é quello di fissare a livello europeo il limite massimo di prezzo per il gas. Le tasse non sono state aumentate se non per gli extraprofitti delle aziende energetiche, é stata decisa una riforma dell’Irpef e il taglio del cuneo fiscale, mentre sono stati stanziati 14 miliardi per le famiglie. Draghi ha affermato: “Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è una prova essenziale della nostra credibilità. I nostri partner europei si sono impegnati a tassare in futuro i propri cittadini per permettere oggi all’Italia di riprendersi più velocemente dalla crisi pandemica, di modernizzare la sua struttura produttiva.”. Si tratta di oltre 190miliardi di euro. L’Italia secondo Draghi deve sconfiggere ogni isolazionismo e sovranismo. Non può stare da sola pena la sua decadenza. L’Italia deve essere perno dell’Unione europea (dove si deve imparare a distinguere tra debito buono e debito cattivo, altro che i vecchi patti di stabilità) ed essere partner dell’Alleanza atlantica. In questa collocazione occorre proseguire a manifestare sostegno alla lotta di indipendenza del popolo ucraino e lavorare per la pace, non essendo i due propositi in nessun conflitto tra loro. Draghi non ha negato difficoltà e preoccupazioni per il futuro visto che la congiuntura internazionale non é positiva, ma ha sostenuto che l’Italia ce la farà “qualsiasi governo verra dopo le elezioni”. Ora il punto politico é proprio questo. Draghi non ha detto che chiude definitivamente con la politica. Non ha detto neppure, né poteva dirlo, che é ancora in campo. Ma se un’arma il centro sinistra può giocare per tentare di fermare quest’onda di destra che pare prefigurare un preoccupante futuro equilibrio governativo é proprio la carta Draghi. Il centro sinistra, a mio modesto avviso, non deve lasciarla giocare solo al polo di Renzi e Calenda, ma farla decisamente sua. In fondo chi ha voluto la crisi del governo Draghi non fa parte di questa coalizione. I venti mesi del governo Draghi non possono rappresentare una parentesi felice, anche se certo non esente da problematiche tuttora irrisolte, nel degradato panorama politico italiano. Il mondo che non ha capito e non ha certamente apprezzato (tranne il governo russo) la sua caduta, ci osserva con sguardi interrogativi…
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