Draghi premiato negli Usa e affossato in Italia
L’Italia é uno strano Paese. Draghi a New York è stato premiato come statista dell’anno mentre noi lo abbiamo sfiduciato e stiamo per preferirgli la Meloni. L’augurio, da italiano prima che da socialista, è che le elezioni non si concludano con un vincitore e che Draghi ritorni a Palazzo Chigi. Non vale il no al bis proclamato a denti stretti dal nostro premier premiato. Anche Mattarella aveva detto no. E mi stupisco e amareggio del fatto che tutta la sinistra che è al palo non cerchi negli ultimi giorni di uscirne con questa possibile soluzione lasciandola al solo Calenda. Non si può fare campagna elettorale senza un programma, una proposta di governo e una sulla leadership. Per battere il centro-destra non serve parlare del passato e tanto meno del trapassato, ma del futuro. Servono poche parole convincenti. Mancano tre giorni e pare che fino ad ora non ci sia stata campagna elettorale. Si usano Tik tok e Peppa peg. La politica purtroppo si fa cogli slogan. I comizi sono stati aboliti e cosi i confronti televisivi. Pare che un unico Grande fratello sovraintenda ai nostri giorni. E determini gli umori degli italiani che seguono le ondate: oggi Meloni, ieri Salvini e ieri l’altro Grillo, per non parlare di Renzi. Poi dopo due o tre anni l’ondata si frantuma coi primi scogli del governare e assume i contorni di un’onda di ritorno che sommerge chi l’aveva prodotta e cavalcata. Ma così non si può governare un Paese. Nemmeno il Congo.
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