Commiato
L’Avanti, diretto da me, non è però mai stato semplice cassa di risonanza delle scelte del partito. Quando non le ho condivise ho scritto il mio dissenso, distinguendo sempre l’impostazione generale del giornale che ha corrisposto sempre alle indicazioni del partito dai miei editoriali che hanno corrisposto solo al mio pensiero. Come in occasione del voto favorevole al governo giallorosso e al momento della fiducia al Conte due, nel gennaio del 2021. In quest’ultimo caso mi dimisi dalla direzione dell’Avanti ma, dopo la fine di Conte, la direzione del Psi mi chiese all’unanimità di ritirare le dimissioni alla luce di un evento che in fondo aveva finito per darmi ragione. Ho sempre privilegiato il dialogo con le forze laiche e liberaldemocratiche (con Italia viva Riccardo Nencini ha costituito un gruppo unico al Senato) promuovendo come Avanti con Azione, Italia viva e Più Europa, con la partecipazione del segretario del Psi, un confronto pubblico e partecipando in diverse circostanze a dibattiti sul territorio. Il 31 dicembre del 2020 lanciai al partito, ancora attestato sulla proposta del Conte ter, l’idea di avanzare la candidatura di Mario Draghi, pensando che un partito piccolo debba avere idee grandi per sfondare il muro di silenzio che lo circonda Inascoltato. Dopo il disastroso risultato elettorale del 25 settembre che ci vede scomparsi per mancanza di orgoglio ho appoggiato la proposta di Ugo Intini di affiancare il segretario con una commissione di garanzia che convocasse al più presto un congresso costituente. La proposta non ha avuto esito. Il mio ruolo di direttore dell’Avanti non poteva dunque avere un seguito. Ne sono assolutamente consapevole. Auguro a Livio Valvano buon lavoro e ringrazio i miei due inseparabili collaboratori Teresa Olivieri e Daniele Unfer. Ringrazio tutti coloro che hanno voluto non far mancare un apporto a cominciare da chi non è più con noi come Aldo Forbice e Mauro Mellini, e proseguendo con Salvatore Sechi e tutti gli altri, dal semplice militante di base fino al professore universitario. Assicuro tutti che, come scrisse Camillo Prampolni, “per far sì che io non sia più socialists dovrebbero cambiarmi la testa e il cuore”. E sono pronto a combattere ancora per le mie idee magari anche attraverso una vecchia testata della migliore tradizione socialista. Sempre convinto del dovere di difendere ed esaltare, con libri (ne ho scritti venti dei quali oltre la metà sulla storia del Psi) e con articoli l’attualità del socialismo riformista e liberale.
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