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Nordio e la rivoluzione liberale

7 Dicembre 2022 361 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Articolo che avrei scritto come editoriale dell’Avanti: “Ho ascoltato grazie a Radio Radicale l’intera relazione alla commissione Giustizia del Senato del ministro Carlo Nordio. Si tratta di una relazione che indica un modello liberale della giustizia, visto che l’attuale architettura non sta i piedi e vacilla tra le norme penali del Codice Rocco e la riforma Vassalli della procedura penale. Nordio indica una strada. Riformare i meccanismi della legge fascista sostanzialmente accolti in Costituzione e adeguare le vecchie norme alla riforma degli anni novanta. Se resta questo impianto complessivo si continua a vivere con una normativa complessivamente schizofrenica. Sono scioccanti i numeri del disastro prodotto: 5700 indagini in un anno a fronte di 22 condanne, e in mezzo anni di persecuzione e di arbitrio, di oltraggi giornalistici, di dimissioni coatte. E anche di intercettazioni facili e financo abusive , talune colte al volo in un bar, trascritte su un tovagliolo, e riprese negli atti ufficiali. In Italia i due terzi delle carcerazioni sono a uso preventivo. E’ più facile uscire dal carcere dopo una condanna che prima del processo. Per colmare questa assurdità occorre che un organo collegiale e non uno solo prenda la decisione di metter le manette a un presunto innocente fino al terzo grado. E non solo che il Tribunale della libertà agisca in seguito quando un individuo é già stato sepolto anche dalla pubblica informazione. Non regge l’obbligatorietà di un’azione penale trasformata in assoluta arbitrarietà del pm, l’unico organo senza responsabilità e nel contempo unico in tutto il mondo a dirigere le azioni della polizia giudiziaria. Occorre introdurre come in America il piemme come avvocato dell’accusa capace di contrastare cogli stessi diritti l’avvocato della difesa. Per fare questo e per non continuare con l’interscambiabilità delle funzioni del giudice con quelle del piemme occorre la separazione delle carriere che esiste in tutte le leggi che regolamentano la giustizia dei paesi europei quando, come nel caso francese, il piemme non sia di nomina governativa. Assurdo che i magistrati siano giudicati dai magistrati che loro stessi eleggono. Occorre un giudice terzo che affianchi un Csm eletto in modo correntizio. Questi i concetti espressi da Nordio. Li condivido interamente. L’Anm li contesta alzando l’insegna della difesa dell’autonomia della magistratura. Vecchio e obsoleto ritornello di una casta che ha ormai perso ogni credibilità. Nordio vedrà stasera il Boris della Scala a San Vittore, assieme agli agenti di polizia giudiziaria e ai detenuti. Ottimo segnale. Minaccia anche di dimettersi in caso le sue proposte non passino. Auguri. Non sarà facile”.

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