Le lobbies e la parola socialista
Prima questione. Questi sono i dati, pubblicati quest’oggi da una ricerca di Milena Gabanelli sul Corriere: nella Ue ci sono ben 11.800 gruppi di pressione a sfondo lobbistico, censiti dal Registro della trasparenza insediato a Bruxelles. La spesa complessiva per funzionari, uffici, convegni, attività varie di costoro ammonta a circa 1 miliardo e mezzo di euro l’anno. Generalmente la loro funzione é quella di indurre i parlamentari europei a presentare o a votare emendamenti alle leggi per difendere gli interessi dalle varie categorie o di singole industrie private. Clamorosi gli interventi di Google sul fisco, di Big Pharma sulla sanità, delle industrie chimiche sulla plastica, dell’industria automobilistica sulla transizione ecologica. In tre casi sono state avviate inchieste su deputati che sarebbero stati assoldati all’uopo e dimessisi dai rispettivi incarichi. Quante risorse siano destinate alle legittime pressioni e quante invece ad attività illecite di corruzione non é dato saperlo. Resta il fatto di un assai labile confine. E’ certo nell’interesse della singola lobby comprare non solo un intenzione, ma il diretto interessato. Altra cosa é il caso Qatar. Ancora più grave, inquietante. Perché in questo caso si può sbilanciare la stessa politica estera del Parlamento europeo. Nelle parole della giovane vice presidente del Parlamento sui diritti civili e sulla qualità del lavoro in quel paese vi compare un’evidente distorsione del giudizio. Se questo valesse, ma non é così, per la maggioranza dei parlamentari, si sarebbe trattato dell’assunzione ufficiale di una posizione falsa e squilibrata di stampo europeo. Si tratterebbe di una politica estera acquistata da uno stato straniero. La gravità del caso che ha coinvolto, in prima fila, l’ex sindacalista diessino, e poi europarlamentare europeo, Panzeri, anche se tutto questo almeno per lui attende di essere dimostrato, é proprio questa. Aver accettato soldi in cambio di idee. Essersi venduti e con loro stessi l’aver tentato di mettere in vendita l’intero parlamento europeo. Naturalmente poiché l’avvenente quarantenne greca é esponente, a suo modo originale, del Pasok, a qualcuno é tornato in mente la parola, pressoché ignorata in Italia, di socialista. E se pure il suo giovane compagno lo é, la si raddoppia e se anche un funzionario lo é la si triplica e se lo stesso Panzeri era iscritto al gruppo dei Socialisti e democratici si fa poker. Assistiamo sgomenti a questa nuova criminalizzazione di un nome in Italia senza che vi compaiano i legittimi proprietari. Solo per un’ultima non banale considerazione: nessuno mai del vecchio Psi, a cominciare da Bettino Craxi, ha mai messo in vendita le proprie idee. Anzi si può ben dire che il coraggio di andare spesso controcorrente, dagli euromissili a Sigonella, dimostra che sulle scelte di fondo i socialisti, al contrario di costoro, fossero assolutamente incorruttibili. E la differenza tra stato di diritto e autoritarismo rappresentava confine invalicabile.
Articolo che avrei scritto oggi come editoriale sull’Avanti
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