Giorgia, la melodia e l”urlatore
Dunque, decisione sorprendente, la Meloni sarà al congresso della Cgil. Invitata, ha accettato di intervenire. Dunque un’esponente della destra di derivazione missina si esporrà al prevedibile senso di disagio che si produrrà nel sindacato più a sinistra della storia italiana. Ma molta acqua è passata sotto i ponti. La Meloni, e forse anche il suo partito, certamente Crosetto che l’ha co fondato, non rappresentano il punto più estremo dello schieramento di governo (sull’Europa, sulla guerra, sull’immigrazione gli scompensi estremisti provengono da altre parti) e soprattutto gli obiettivi della giovane presidente del Consiglio sono oggi soprattutto due: quello di dimostrare che lei col fascismo non c’entra un tubo e quello di esporsi come una della Garbatella, una del popolo, una che canta non inni residuali ma dolci melodie al sindacato più popolare. D”altra parte anche la Cgil è cambiata. I suoi riferimenti politici non sono più così chiari. Composta prevalentemente, ma non esclusivamente, di pensionati il suo apparato ha votato alle politiche del 25 settembre in larga parte per i Cinque stelle, mentre nel ceto operaio sopratutto non sono più eccezioni i consensi ai partiti di destra. Dunque più di un motivo è alla base di una scelta che solo se letta superficialmente può suscitare stupore. Il solo precedente era stato Prodi, che peraltro in una dichiarazione televisiva ha detto di apprezzare la presidente del Consiglio, ma non il suo governo. Landini sostiene di non avere preclusioni ed assicura che il suo sindacato è interessato a dialogare con tutti. Lo dichiara a denti stretti e mormorando a voce bassa, lui che è abituato ad urlare e che è reduce dall’abbraccio di Firenze con Conte e la Schlein. Certo che un nuovo abbraccio con la Meloni potrebbe essere sconcertante per i suoi.
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