L’ora dei riformisti
In politica succede che i movimenti elettorali siano logici e conseguenti. L’ultimo sondaggio della Swg segnala che la vittoria della Schlein, con la sua svolta a sinistra, fa recuperare un paio di punti al Pd che tornerebbe al 19% ottenuto il 25 settembre dell’anno scorso, in buona parte sottratto all’elettorato grillino, visto che la perdita dei Cinque stelle é più o meno equivalente. In più verrebbe meno qualche decimale anche a Sinistra italiana e Verdi e ad altre sigle di sinistra non rappresentate in Parlamento. Di contro il Pd perderebbe quasi un punto (esattamente lo 0,8) verso il Terzo polo che supererebbe l’8%. Nessun elettore di centro-destra é segnalato in uscita. Anzi, se il partito della Meloni é attestato sempre oltre il 30%, Lega e Forza Italia recupererebbero qualche decimale. Due considerazioni politiche obbligatorie. La prima. Se il nuovo Pd della Schlein, avvicinandosi all’area più estrema recuperasse davvero una parte di elettorato del partito di Grillo non sarebbe un male. Ridurre i grillini ad una soglia accettabile sarebbe un vantaggio anche per l’area riformista. Purché il Pd non si trasformi lui, come é possibile e come le prime mosse della nuova segretaria fanno presagire, in un doppione dei Cinque stelle, in un nuovo partito radical-populista. Quale orizzonte europeo, quale collocazione internazionale, quale comportamento sulla pace e sulla guerra abbia in mente la Schlein, alle prese in queste ore cogli organigrammi interni, non é dato sapere. Il saggio Prodi, e non solo lui, l’attendono alla sfida delle cose concrete. Per ora siamo ai toni più alti e agli incontri e agli abbracci di Firenze, Non ci resta che attendere, ma con un certo disincanto tipico di chi ne ha vissute ormai fin troppe di queste presunte novità. E soprattutto di chi ha imparato bene che a fronte di una sinistra pura e dura in Italia, come del resto conferma questo primo sondaggio, vincerà sempre la destra. Seconda considerazione. Il flusso elettorale che la Swg ha registrato dal Pd al Terzo polo non può che affidare a Renzi e Calenda nuove responsabilità. Intanto dovrebbero, i due, iniziare a definire un po’ meglio il percorso che li dovrà portare, volenti o nolenti, alla fondazione del nuovo partito. Questo non dovrà più essere un semplice partito di centro. Lo spostamento del Pd su posizioni della sinistra radicale, e financo populiste, dovrebbe imporre ai due la formazione di un autentico partito riformista, magari da chiamare proprio così, nel rispetto della storia. E aperto a tutti i riformisti del Pd che non possono essere passati, se non per un irrazionale senso di frustrazione o di opportunismo alla Franceschini, dall’appoggio a Draghi al sorriso di quasi primavera nella terra dei Medici. Si é aperta dunque una fase nella quale, com’era largamente prevedibile, la vittoria della Schlein apre uno spazio, anzi una prateria, dall’altra parte. I riformisti ne sapranno approfittare? I socialisti, che questo spazio hanno ricoperto nella loro storia, devono essere della partita. Almeno me lo auguro.
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