Pace, pacifismo e sinistra
Non mi risulta che la sinistra in altri paesi europei stia meditando di dissociarsi dalla scelta, comune a tutta Europa, compreso il Regno Unito che dell’Europa é parte geograficamente ma non politicamente, di inviare aiuti militari in Ucraina. Perché solo in Italia “Sinistra italiana”, con settori del Pd, Cinque stelle, ammesso e non concesso possano ritenersi di sinistra, Anpi, settori delle associazioni cattoliche e post comuniste, guru televisivi tradizionalmente legati alla sinistra (Santoro, Travaglio, purtroppo anche Cacciari) si mobilitano al grido di “stop alle armi” e di “negoziato subito”? Intanto vediamo le conseguenze immediate di queste, a mio giudizio scellerate, scelte politiche. Se l’Italia facesse propria la posizione di costoro sull’invio delle armi si isolerebbe dal contesto europeo rendendo peraltro materialmente inconsistente il suo diniego (anche gli ucraini potrebbero fare a meno di quelle poche decine di cannoni semovibili in parte arrugginiti). Potrebbe l’Italia pensare che, isolata, i rapporti con la Commissione europea, con la sua presidente, con i governi degli altri paesi, compresi gli Usa, potrebbero rimanere inalterati? Dunque si tratterebbe di una posizione dagli effetti nulli sul piano militare e dannosa sul piano politico. E proprio dopo le decisioni importanti sul piano energetico assunte recentemente con il Price gap e nel bel mezzo dell’elargizione delle risorse del Pnrr. Negoziato subito? Non penso che il negoziato (se per negoziato s’intende trattativa alla luce di incontri tra le due parti) si sia mai interrotto. A noi basta ricordare quelli in Bielorussia e in Turchia, ma immagino che contatti o diretti o indiretti tra i due paesi si siano, soprattutto in questi ultimi mesi, intensificati. Basti per tutti la visita del presidente cinese Xi a Mosca e la telefonata con Zelensky. Anche il Vaticano, com’é noto, si sta muovendo. Dunque la posizione favorevole al negoziato, peraltro inopportunamente contrapposta all’invio di armi, é solo retorica. Di quale negoziato si parla e per ottenere cosa? Si abbia il coraggio di sostenere che qualsiasi risultato é meglio della continuazione delle ostilità. E che anche la resa dell’Ucraina all’invasore, che si otterrebbe sommando le due proposte (stop alle armi e negoziato subito dopo) é meglio. Vorrei solo al riguardo osservare due coserelle da nulla. Lasciare l’Ucraina al suo destino, oltre che moralmente, sarebbe scelta dalle conseguenze imprevedibili sul piano politico perché rafforzerebbe il sistema autocratico (non abbiamo nemmeno il coraggio di definirlo dittatoriale) di Putin e indebolirebbe nel mondo intero tutte le lotte per l’autonomia nazionale. Chi sarebbe la prossima vittima allora? La Georgia, già in parte colpita al cuore in due regioni, la Moldavia? D’altronde quello che Putin vuole lo ha detto chiaramente: la ricostituzione del territorio non importa se dell’impero o dell’Urss. In questa apparentemente confusa ispirazione stanno il nazionalismo e l’imperialismo post ideologico del Cremlino. Ma, ancora, gli assertori del negoziato subito comprendono bene che il popolo ucraino che sta difendendo al costo del sacrificio della vita la sua indipendenza non potrà mai accettare soluzioni pasticciate che non preservino la sua integrità territoriale? E dunque che una pace che umiliasse l’Ucraina non segnerebbe affatto la fine delle ostilità? L’unica posizione concretamente votata alla pace consiste nel costruire le ragioni della pace. In questa direzione l’invio degli aiuti militari per impedire che i russi conquistino nuovi territori e magari indietreggino da quelli conquistati, é un passo avanti verso il ritiro dell’aggressore entro i confini precedenti l’invasione del 24 febbraio. Questo é peraltro anche contenuto nel succinto documento della Cina che mi auguro voglia recitare un ruolo di pressione verso la Russia, destinata sempre più a divenirne satellite. Su tutto il resto si potrà discutere: sulla Crimea, sul Donbass, sulla collocazione internazionale dell’Ucraina. Ma prima é necessario por fine all’aggressione. Che é la vera posizione dei veri e autentici pacifisti.
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