Oggi in Italia, ma domani non in Spagna
Le elezioni spagnole non sono andate come si prevedeva. Il Partito popolare è risultato il primo partito ma il Psoe di Sanchez ha tenuto. A tal punto che il Pp e la destra di Vox non hanno ottenuto la maggioranza dei parlamentari alle Cortes e l’unica risicata maggioranza possibile sarebbe quella di una ipotetica coalizione tra Psoe e partiti minori dell’estrema sinistra e parlamentari del mondo regionalistico e indipendentista. Una maggioranza, però, che oltre ad essere debole sul piano numerico, si presenterebbe alquanto problematica sul piano politico. Quel che doveva essere un’anticipazione di un nuovo equilibrio europeo, fondato sull’accordo tra popolari e conservatori è fallito. Non si verificherà l’evento che all’opposto previde Carlo Rosselli a proposito della sconfitta del fascismo. Dopo l’Italia non è caduta la Spagna. Il Partito socialista di Sanchez mantiene una percentuale di tutto rispetto contravvenendo a tutti i sondaggi e agli exit pool. Quel che non si è verificato in Italia si verifica in Spagna. Vorrei cercarne le ragioni analizzando le differenze che esistono tra Psoe e Pd. La prima balza subito agli occhi. Quando si parla di sanchismo come quando ieri si parlava di felipismo a proposito di Felipe Gonzales, si dà per certa l’esistenza di un leader forte, addirittura in grado di produrre una tendenza col suo nome. In Italia il Pd non ha promosso leader ma, ammesso e non concesso che qualcuno di loro potesse diventarlo, li ha continuamente sottoposti ad un’azione di annientamento. Il Pd, quando ha governato vincendo le elezioni, nel 1996 e nel 2006, ha dato via libera per due anni in un caso a un presidente del Consiglio sostituendolo con altri due, mentre la coalizione vincente per una manciata di voti nel 2006 è stata costretta a dimettersi per un’azione di cecchinaggio proveniente da destra e da sinistra. In entrambi i casi i risultati dei governi, sempre in preda a fibriazioni politiche, della quale la piu paradossale resta la decisione presa di aderire ai bimbardamenti Nato su Belgrado con un ministro che si recò a dichiarare solidarietà ai bombardati, non sono stati esaltanti. Si cita sempre l’entrata dell’Italia nell’unione monetaria. Ma al prezzo di un cambio lira-euro che ha svalutato stipendi e pensioni e alzato il costo della spesa delle famiglie. Il Psoe di Sanchez può invece ben vantarsi di aver portato la Spagna da paese che aveva bisogno del Mes a nazione con il più alto tasso di sviluppo potenziando le infrastrutture e approvando una legge sul lavoro tra le più avanzate. Da ultimo. Il Psoe è un partito coerentemente socialista ricostruito dopo il franchismo con un’accezione euro socialista e anche in conflitto col Partito comunista iberico del pur avanzato Santiago Carrillo che aveva inventato con Berlinguer la formula dell”eurocomunismo. Cosa sia il Pd resta per me un mistero. Nella versione veltroniana è un partito americano che non si piega al culto delle socialdemocrazie europee, con spruzzate di berlinguerismo e di gramscismo annaffiate da dossettismi e stravaganze schleiniane. Il Pd è per questo, con fatica e merito di Renzi, nel Pes, ma non nell’Internazionale socialista e ha aderito al gruppo socialista di Strasburgo che con la sua presenza si chiama “Gruppo dei democratici e dei socialisti”. Che girovagare per non ammettere le ragioni storiche di chi, come il Psoe, e non solo, socialista lo era prima dell’89…
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