Fratelli a Cinque stelle
Si chiama Vitaliziofobia. Sì, questo aver trasformato il vitalizio parlamentare nel mostro delle sette teste pare rendere. E così i grillini continuano a battere cassa sull’argomento principe delle loro rivendicazioni. Il Senato li ha restaurati integralmente? Ecco allora che Fratelli d’Italia si muove alla Camera e col capogruppo Donzelli, nel cui cervello il pensiero si muove meno velocemente della parola, si agita e presenta un odg per dire che alla Camera “no pasaran”. Il mostro del vitalizio alberghi pure al Senato, non importa se presieduto dal camerata Ignazio, ma alla Camera, parola di Donzelli, chiuderemo a spranghe tutte le porte e sarà respinto. Ma di che si parla, tanto per capire. Si parla di un trattamento previdenziale previsto per i parlamentari con legge approvata il 23 dicembre del 1954. Era un’aula frequentata da personalità quali Sandro Pertini, Pietro Nenni, Palmiro Togliatti, Giancarlo Pajetta, Giuseppe Saragat, Ugo La Malfa. E ne cito alcuni. Si trattava di assicurare un futuro dignitoso a chi aveva sacrificato la vita all’attività politica senza essere condizionato da precedenti o successive attività di lavoro. I vitalizi sono apparsi logici ed equi per decenni e poi grazie al libro La casta e alla successiva campagna dei Cinque stelle si sono disumanizzati. Sono divenuti orribili privilegi, sottrazioni indebite di denaro pubblico, fonte di urla spennacchiate di varie tribalità, tutte raccolte e fatte proprie dal qualunquismo deteriore della banda Grillo. Nel 2012 sono stati aboliti, come precedentemente era stata abolita l’immunità parlamentare, come venne abolito il finanziamento pubblico ai partiti, come venne accolto il referendum sul taglio dei parlamentari. In questa orgia di demenziale trionfo del populismo a cui un po’ tutti si sono piegati non poteva mancare la guerra a chi i vitalizi li aveva maturati prima del 2012. E venne il momento del taglio retroattivo che non si é praticato per alcun trattamento previdenziale, del calcolo col sistema contributivo integrale, che non avviene oggi per nessuna pensione erogata, della misteriosa applicazione di coefficienti per calcolare il contributivo anche prima del 1995, anno dell’approvazione della legge Dini. Un anno orsono i suddetti si sono accorti di aver sbagliato i calcoli e hanno consegnato parte del maltolto. Qualche settimana fa l’ufficio giurisdizionale del Senato, dopo aver consultato la Corte, ha concepito il taglio effettuato come contributo di solidarietà e applicato le misure dei vecchi vitalizi. Vitalizi d’oro, titola il Fatto quotidiano. Diciamo che essi assommano generalmente a un quarto o un quinto di quanto percepiscono oggi i parlamentari, compresi i Cinque stelle e i loro Fratelli. E che costoro si guardano bene dal tagliare, scelta che sarebbe assolutamente costituzionale, preferendo invece tagliare chi percepisce un compenso di gran lunga inferiore. E per di più attivando una norma retroattiva e perciò decisamente anti costituzionale. E non importa nemmeno se coloro che sbraitano contro i vitalizi, a cominciare dai giornalisti Belpietro e Giordano, per finire a Giletti e a Travaglio, intascano compensi più vicini al milione che ai 2-3-4 mila euro mensili dei parlamentari in pensione. Ma tant’é, il vitalizio è il mostro. E quando gli hai tagliato una testa bisogna tagliarne altre sei. Finisce che ai senatori verrà, sulla base della stessa norma, applicata una cifra e ai deputati un’altra. L’odg di Fratelli dei Cinque stelle a questo porterà. Cosa non si fa per un pugno di voti. Ma si ricordino costoro che é facile cavalcare la tigre, il difficile é scendere quando la tigre é in corsa. Tra tagli, ritagli, tocchi e ritocchi, mosse e mossette, verrebbe voglia di dire “andate tutti a quel paese”. Ma il Paese é il nostro, l’Italia e i Fratelli a Cinque stelle sono al governo. Che Dio ce la mandi buona…
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