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Migranti: un esodo?

19 Settembre 2023 196 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Il flusso migratorio verso l’Italia, porto naturale per coloro che provengono dall’Africa, non é, almeno al momento, un esodo. Lo confermano tutti i dati del Viminale. Vediamoli. Risulta che dal primo gennaio del 2023 all’8 settembre siano sbarcati 127.207 migranti. Difficilmente supereremo il record di 181.436 del 2016. Il fatto é che l’anno dopo ci fu una svolta. Nel 2017 la cifra scende infatti a 119.369. Quell’anno il governo italiano, nel tentativo di contrastare l’immigrazione irregolare in arrivo soprattutto dalla Libia, approva il decreto Minniti, che prevede regole più severe in tema di migrazione, oggi contestate, al pari del jobs act, dalla segretaria del Pd Elly Schlein. Tra queste la creazione di 20 centri per l’espulsione di stranieri non in regola. È anche l’anno del memorandum firmato tra il premier Paolo Gentiloni e il primo ministro libico Fayez al Serraj, che rafforza la cooperazione tra i due Paesi anche in ottica di limitare le partenze dalla Libia. Nei due anni successivi gli sbarchi diminuiscono sensibilmente. Nel 2018 sono 23.370, nel 2019, quando l’accordo italo-libico viene rinnovato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, sono 11.471, molti dei quali di nazionalità tunisina. Sarà cosi anche quest’anno? I provvedimenti del governo saranno sufficienti per imporre una svolta tipo quella del 2017? In quell’occasione si compresero due cose. Una: che il fenomeno dell’immigrazione non si risolve erigendo muri o facendo blocchi navali, ma costruendo accordi coi paesi di partenza perché non ci si imbarchi più, specie con mezzi di fortuna, al soldo di trafficanti e rischiando la vita. Due: che i rimpatri nei paesi di origine sono possibili solo attraverso patti economici. Aggiungo. Si trattava anche allora, di vigilare, cosa che non sempre l’Onu ha fatto, sull’esistenza di violazioni dei diritti basilari dei migranti nei campi di trattenimento libici e di affrontare pienamente la questione dei diritti d’asilo. L’articolo 10 della carta costituzionale, terzo comma, sancisce: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Ma anche limitando questo diritto, secondo la Bossi-Fini, solo ai migranti non economici, cioè a coloro che fuggono dalle guerre o da gravi abusi dei diritti umani, siamo sicuri che il rimpatrio dei migranti in Africa, per metà costituita da paesi in guerra e per l’altra metà, da dittature e democrature, sia legittimo? Certo esiste il problema della mancata solidarietà europea. Francia e Germania, e non la sola Ungheria di Orban, amica della Meloni, si voltano dall’altra parte invocando legittimamente quel trattato di Dublino che ci assegna solo doveri. Resta il fatto che quello a cui stiamo assistendo non é un esodo. E’ una migrazione ancora governabile se paragonata a quelle degli esuli ucraini in Polonia (oltre un milione e mezzo in un solo anno) e a quella dei siriani in Libano (un milione e mezzo su una popolazione di poco più di sei milioni). Per non parlare delle prime migrazioni di albanesi in Italia, a partire dal 1991, che superarono la cifra di 400mila e dei quali oggi nessuno parla più perché tutti regolarizzati e integrati, Il problema sta nella capacità di gestione. A Lampedusa, ad esempio, dove la Meloni ha trascinato opportunamente la Von der Leyen, non si possono concentrare così numerosi i migranti che vanno orientati in porti diversi. E i tempi in cui raccogliere i migranti nei Cpr possono anche essere aumentati a 18 mesi. Ma si deve avere la capacità nel frattempo di decidere chi ha diritto a rimanere e chi no. E chi deve partire deve avere la sicurezza di essere accolto. Finché non la si smetterà di cavalcare questo tema in chiave elettorale con le nuove Pontide al motto di “Regaliamo Lampedusa all’Africa” o di “Viva Marine Le Pen”, anti federalista e anti europeista, cosa però che riguarda anche la Francia che mette blocchi al confine e di migranti non ne vuole uno, non se ne esce. Anche l’opposizione non può limitarsi ad agitare sette punti di là da venire (come la revisione del Trattato di Dublino) e mettersi al servizio del suo paese. Servirebbe un solo commissario europeo per la migrazione, una sola legge europea sulla migrazione, una sola politica comune sulla migrazione. Servirebbe, in una parola, l’Europa. Questo processo migratorio é irreversibile fino a quando (ma quando?) l’Africa non diventerà un continente vivibile. Mettiamoci almeno d’accordo tutti su questa verità. Sogni di una notte di fine estate…

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