Orrore Saman
Le testimonianze raccolte dai due detenuti in cella con lo zio di Saman, la ragazza pakistana trucidata perché si era opposta a un matrimonio combinato, e compiuto proprio nella mia provincia, a Novellara, mi fa tremare i polsi. All’omicidio della povera Saman sarebbero stati presenti tutti e cinque i parenti imputati: i due cugini l’avrebbero tenuta ferma e lo zio le avrebbe spezzato il collo. Nella versione di uno dei due, lo zio Danish ha riferito che anche il padre, Shabbar Abbas, avrebbe tenuto ferma la figlia a pancia in giù, mentre fumava, e la madre guardava. Secondo l’altro, invece, quello che dice di aver avuto le confidenze dirette da Danish, la madre avrebbe contribuito a bloccare la 18enne, il padre avrebbe solo assistito. Questo secondo detenuto ha riportato anche quelle che potrebbero essere state le ultime parole di Saman. Un grido disperato di pietà raccolto in un’assicurazione: “Sono disposta ad accettare il matrimonio combinato”. Promessa vana. Allucinante e unico nella sua spietatezza questo feroce omicidio. Un omicidio di famiglia. Non del solo padre. Dello zio, dei due cugini e perfino della madre. Il reato compiuto dalla figlia, il rifiuto del matrimonio combinato, era un tal disonore che poteva ricadere sul padre e la madre, su tutta la famiglia, sugli zii e i cugini, sui nipoti. Andava lavato col sangue. Nessuno si é opposto perciò alla condanna a morte e insieme, tutti insieme, l’hanno eseguita portando con un trucco la ragazza di notte in quel cascinale, troncandole la vita e seppellendola dove poi hanno rintracciato il suo corpo. Tra tutte le figure inquietanti, quella della madre che assiste impassibile al martirio della figlia o addirittura partecipa direttamente alla sua esecuzione, é forse la più inquietante. Non é certo la prima volta, da Medea in poi, che una madre uccide un figlio. In un momento di pazzia, di acuta depressione, di terribile sconforto. E’ la prima volta che una madre assiste alla condanna a morte della figlia per disonore e vi partecipa direttamente. Razionalmente, freddamente. E poi continua a vivere, si reca col marito all’aeroporto di Milano, e raggiunge il paese d’origine. Cos’è che può spingere una madre a un atteggiamento come questo? Una fede tremenda in un valore dissacrato. Che conta di più della vita che ha messo al mondo. Il rifiuto a un matrimonio combinato merita la morte anche di quel che dovrebbe essere il più caro e insostituibile dei beni. Il dono più raro, la più pregnante ricchezza. Quell’amore che se troncato rovina i giorni che ti restano da vivere. Quel volto sereno della madre omicida non riesco a dimenticarlo. Sia lode all’onore tradito. Che non merita un’unghia di una figlia.
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