Quello che conviene a Israele e al mondo
Moni Ovadia in una delle sue solite sparate dichiara che la colpa della carneficina di Hamas é di Israele. Vero che Israele ha responsabilità nel rapporto coi palestinesi, poi vedremo quali, ma che una presunta vessazione israeliana nella striscia di Gaza abbia potuto scatenare una violenza così barbara e primordiale non é credibile. Nel ghigno beffardo dei soldati di Hamas che massacrano giovani e bambini guardandoli negli occhi e provando piacere, nella sfilata delle donne nude a Gaza, nell’esibizione del bimbo presentato come un ebreo di soli cinque anni del quale ignoriamo il destino, c’é ben altro. C’é da un lato la convinzione che Israele non abbia nessun diritto di esistenza e con essa tutti i suoi abitanti che vanno eliminati uno a uno anche nel modo più feroce e cosi pure i neonati per impedirle di avere un futuro, e dall’altro c’è la professione di un islamismo fanatico e violento che ritiene, oltretutto, che uccidere un infedele sia un dovere per un bravo musulmano, come del resto reclamava l’Isis. Sono due componenti non secondarie e che non a caso trovano l’apprezzamento di Kamanei e del governo iraniano, dell’Algeria, che esce da una brutale guerra civile cogli integralisti e che da loro é condizionata, del Libano degli Hezbollah e forse, anche per motivi più squisitamente politici, vedasi l’alleanza con la Russia, della Siria. Un’infatuazione politico-religiosa che ha prodotto una polveriera. Ora occorre freddamente comprendere chi sono gli alleati e quali scelte fare per comporre un’alleanza, proprio come fece l’America dopo l’11 settembre. Capisco la voglia di vendetta di Israele dopo un massacro che ha profondamente colpito le famiglie israeliane e tutto il paese. Israele non può però condurre questa guerra da sola. Oltretutto con un premier screditato. Adesso si é data un governo di unità nazionale ma tale unità la più larga possibile deve saperla costruire anche all’esterno. Europa e America sono al suo fianco. Per ora. Ma se continueranno i raid su Gaza con molte vittime civili forse il fronte potrebbe indebolirsi. Credo che su questo abbia ragione Thomas Friedman, uno dei massimi esperti della situazione medio orientale che suggerisce a Israele di non fare ciò che fa comodo ad Hamas. Scrive Friedman: “Se Israele farà una strage a Gaza farà esattamente quello che desiderano i suoi peggiori nemici”. Il suo ragionamento mi pare convincente. Ed é così riassumibile: Hamas ha compiuto la strage per far saltare l’accordo di Abramo tra Tel Aviv e Riad che avrebbe chiuso il discorso della legittimazione di Israele nel medio oriente. La strage può comportare una reazione di violenza tale su Gaza, con morti di giovani e bambini, in stragrande maggioranza nella striscia, da far saltare quegli accordi e da costringere anche Paesi che hanno riconosciuto Israele, come Egitto e Giordania, a fare un passo indietro. Questa scelta non é tesa a costruire una grande alleanza ma a restringere ulteriormente le alleanze di Israele. Ho già sostenuto la tesi che Israele non deve decidere da sola, sia perché al suo fianco ha America ed Europa, ma anche perché non deve compiere scelte che restringono e non allarghino il cerchio dei suoi alleati nell’area medio-orientale, mettendo conseguentemente in difficoltà le stesse America ed Europa. Non voglio addentrarmi con questo discorso in una parabola morale. E’ evidente che Israele ha diritto di reagire e lo sta gia facendo. E non vale il discorso che le bombe che puntano a obiettivi militari mietono anche vittime civili. Lo si sa da sempre e si chiamano con un lessico un po’ cinico “perdite collaterali”. Oltretutto é una scelta di Hamas quella di ubicare le basi missilistiche e le sue sedi in edifici abitati. E la perfidia omicida di Hamas si sta addirittura spingendo a impedire agli abitanti della Striscia di lasciare la città per recarsi in una zona a sud che Israele si è impegnata a non bombardare. Anche negli anni della seconda guerra mondiale gli anglo-americani hanno scaricato tonnellate di bombe sulle nostre città radendo al suolo edifici abitati e oltretutto anche senza puntare sempre su obiettivi militari. Peraltro questi bombardamenti non hanno aumentato l’odio degli italiani verso gli anglo-americani, ma hanno concorso ad abbattere il fascismo. Non c’é dunque solo o tanto il lato umanitario. C’é la conseguenza politica da saper prevedere. Se poi allarghiamo lo sguardo dobbiamo anche correggere due errori che si continuano a compiere sulle responsabilità di Israele. La striscia di Gaza fu concessa all’Olp da Israele assieme alla Cisgiordania dal trattato di Oslo del 1993. E’ vero che in Cisgiordania persistono tuttora molti insediamenti israeliani, eppure la violenza non è partita dalla Cisgiordania, ma da Gaza dove Sharon smantellò a forza gli insediamenti israeliani e Hamas se ne conquistò il dominio dopo una guerra con l’Olp. Ma Hamas non riconosce lo stato di Israele col quale confina e dalla sua presa di possesso della striscia ha iniziato a far piovere su Israele decine, centinaia, migliaia di razzi e a proclamarne la distruzione. Israele ha il dovere, anche qui, di distinguere tra i terroristi di Hamas che vanno liquidati, e l’Olp di Abu Mazen che invece ha da anni riconosciuto lo stato di Israele. E farsi anche autocritica sulla situazione, di relativa autonomia palestinese mista a un forte condizionamento israeliano, che permane in Cisgiordania. Dunque la guerra sarà, deve essere opera di un grande fronte occidentale, europeo e medio orientale per azzerare i terroristi. Nel dopoguerra compito di Israele e dei suoi amici deve essere quello di sottoscrivere un nuovo trattato per la sua sicurezza e per l’effettivo governo su Cisgiordania e Gaza da parte dell’Olp. Questi due territori (e probabilmente pezzi di altri stati, come la Giordania e l’Egitto) devono costituire lo stato palestinese, quello dettato dall’Assemblea delle Nazioni unite nel lontano 1947. Questo andrebbe deciso adesso per tenere aperta la questione palestinese e distinguerla nettamente dalla giusta lotta per distruggere il terrorismo.
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