I bombardamenti, i bambini e le manifestazioni
F so che i bombardamenti israeliani provocano troppe vittime civili. E troppi bambini morti. Che Gaza é un inferno dove vivere é impossibile. Che privare un’intera popolazione di ciò che le serve per l’esistenza é crudele. E se c’e da protestare per questo ci sto anche io. Ma facciamo macchina indietro e cerchiamo insieme di capire. A Gaza si ë installato da anni un gruppo terroristico, Hamas, che non riconoscendo il diritto all’esistenza di Israele, tenta ogni giorno di distruggerlo e di terrorizzarlo. Sono cinquemila i razzi che partono ogni giorno da Gaza verso il territorio israeliano generalmente neutralizzati dalla contraerea di Tel Aviv. Hamas ha costituito a Gaza un regime dittatoriale violento inaugurato dall’assassinio dei suoi oppositori dopo le elezioni del 2006. Ha preso possesso della striscia di Gaza dopo una furiosa guerra col Al Fath nel 2007. Ha costruito una politica di offesa, commettendo e rivendicando diversi attentati contro civili israeliani tra cui quello di Gerusalemme e poi di Rishon nel 2003,(16 vittime civili ciascuno), il massacro del bus 37 ad Haifa (17 vittime civili, la maggior parte delle quali bambini e adolescenti) e molti altri soprattutto durante la seconda intifada provocando centinaia di vittime civili e militari. Dal 2001, ha più volte attaccato Israele con razzi principalmente Qassam e, in misura minore, razzi per BM-21 Grad, venendo accusata dall’Organizzazione della difesa dei diritti umani di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.La strategia di difesa é fondata sull’orrore internazionale suscitato dai bombardamenti israeliani, ma Hamas installa le rampe da cui partono i razzi e i missili contro Israele in edifici residenziali, cosicché le bombe producano il maggior numero di morti, e contribuendo così essa stessa alle conseguenze dei bombardamenti. Certo di questo é perfettamente cosciente Israele, governato attraverso una democrazia occidentale, e il suo compito é sempre quello di calibrare le vittime civili delle sue risposte militari (4800 sono numeri drammatici e se il 30% sono bambini il dramma cresce). Gli aiuti umanitari dell’Onu, alla cui guida il socialista Guterres non ha mancato di richiamare tutti a una tregua, faticano ad arrivare perché l’Egitto apre e chiude le sue porte d’ingresso preoccupato di non far entrare nel territorio egiziano i terroristi.
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