Addio Gigi, socialista e campione
Lo chiamavano Rombo di tuono per le sue incursioni sempre possenti nell’area avversaria. Gigi Riva ci ha lasciato a 79 anni. La stampa riferisce di un problema, non grave, alle coronarie e di un’operazione di angioplastica momentaneamente rifiutata. Riva era socialista. In pochi ricordano la dichiarazione recente sulle sue propensioni politiche: “Mi considero un buon socialista. Conobbi Craxi e Martelli negli anni settanta e il loro progetto mi convinse. Fui inserito nell’Assemblea nazionale”. Questa dichiarazione e la sua successiva nomina scompaiono dalle cronache. Di lui si ricorderà giustamente lo scudetto vinto, grazie alle sue reti, dal Cagliari di Scopigno, detto il filosofo, nel 1970, i mondiali messicani dello stesso anno (del Cagliari figuravano anche Albertosi, Cera, Domenghini con Niccolai in panchina) e i suoi gol al Messico e alla Germania nella semifinale del mitico 4 a 3 che fece innamorare gli italiani alla nazionale per la prima volta nel dopoguerra. Di lui si ricorderanno i gol al vecchio Amsicora di testa, di rovesciata. Di semirovesciata, con bolidi da lontano. Di collopiede su punizione, di taglio e di spigolo. Riva era l’immagine del gol. Dicono fumasse un pacchetto di sigarette e che agli allenamenti andasse non prima di mezzogiorno. Ma non ne aveva bisogno. Lui era atleta perfetto e a prescindere. Ebbe anche una storia d’amore travagliata e un incidente grave che lo tolse di torno. Per la gioia dei portieri. Aveva cominciato a tirar calci ne Legnano. Lo cercarono alcune squadre del Nord scartandolo peché troppo magro. Solo il Cagliari, allora in serie B, credette in lui. E grazie a lui, a Martiradonna, a Greatti, a Mazzucchi, a Campanaro ottenne nel 1964 la promozione in A e solo sei anni dopo, con l’avvento di Domenghini e Gori, girati dall’Inter in cambio di bomber Boninsegna, arrivò lo scudetto sull’isola non ancora scoperta dai turisti. I pastori esultarono. Tutta la Sardegna era in festa perché i sardi son fatti così. Amano chi resta fedele. E se poi la fedeltà é vincente lo amano di più. Il legame di Riva con la Sardegna fu assoluto. Non ne volle sapere di cambiare nonostante vantaggiose offerte delle grandi del Nord. Un po’ come noi che siamo rimasti fedeli a quelle che erano anche le sue idee politiche. Anche rifiutando proposte d’ingaggio più gratificanti.
Leave your response!