Ciao Ugo, grande cuore del socialismo italiano
La notizia della morte di Ugo Intini non può che provocare dolore nei suoi compagni di viaggio, ma anche nei suoi avversari politici. A lui tutti riconoscevano profonda coerenza intellettuale e assoluta purezza di comportamento. Era il grande cuore della storia socialista degli ultimi cinquant’anni. Era milanese, autonomista come la nidiata di giovani raccolti attorno a Bettino Craxi, da Claudio Martelli, a Carlo Tognoli, a Nuccio Abbondanza, a Carlo Fontana, a Ferdinando Mach, a Gigi Da Rold, solo per citarne alcuni. Giornalista della redazione milanese dell’Avanti apparteneva a una tendenza, quella autonomista, non disposta a piegarsi ai voleri del Pci e neanche della Dc. Apparteneva a un partito che a Milano eleggeva Pietro Nenni e Loris Fortuna ed esprimeva i migliori sindaci della città. Ugo scriveva e mi insegnò l’arte dello scrivere. Ad esempio che prima si fanno i titoli e poi si espone il contenuto, già sintetizzato nel titolo. Fu direttore de “Il Lavoro nuovo” di Genova e amico di Sandro Pertini che lo accolse con favore come suo successore alla Camera. Fu direttore dell’Avanti e venne travolto dalla scomparsa della figlia, il dolore più straziante che possa capitare a un genitore, ma non mancò mai, me lo confessò Roberto Villeeti, suo vice, neanche dall’ospedale, di far mancare i suoi articoli. Possedeva un senso del dovere assoluto. Fu uno dei massimi dirigenti del Psi e portavoce di Craxi e alla scomparsa del suo partito non si rassegnò. Volle lottare con la mente e soprattutto col cuore, il suo cuore grande, fondando addirittura il giornalino e il movimento “Non mollare”, che riprendeva il titolo del celebre organo rosselliano creato al tempo del fascismo. Poi lanciò il movimento Liberalsocialista con Margherita Boniver e infine il Ps che poi si unificò col Si di Boselli creando lo Sdi. Fu sottosegretario agli Esteri del governo Prodi e tornò alla Camera. Sempre con l’umiltà e la generosità verso gli altri e quel sorriso timido che lo caratterizzava. Telefonava spesso per commentare gli articoli, anche i miei, per chiedere un parere sulla situazione politica. Sapeva ascoltare, altro suo pregio in un mondo che sa solo sentenziare. Scrisse diversi libri. Tra tutti “La storia dell’Avanti”, poderoso volume denso di episodi inediti e di ricordi personali. Condusse quasi da solo una battaglia per contestare la figura di Togliatti, al punto d’essere soprannominato Ugo Palmiro con ironia. Sognava un passato che non esiste più. Per questo fu eroe romantico. Forse tra tutti i dirigenti del vecchio Psi é stato il più amato per il suo candore. Nessuno credo abbia mai alzato la voce con lui che scriveva tutto, anche gli interventi per una riunione con pochi intimi. Segno di rispetto e di educazione appresa dai più grandi socialisti, primo fra tutti Pietro Nenni. Non sarà facile fare a meno di Ugo Intini, il socialista più amato. Impossibile sarà dimenticarlo.
Leave your response!