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Quel che penso di Renzi e Calenda

15 Febbraio 2024 216 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Fin dalla nascita del governo giallorosso, unitamente al compianto Ugo Intini il cui ricordo verrà celebrato al più presto ad opera della nostra associazione nei locali della Camera dei deputati, avevo manifestato l’opinione di collocare i nostri rappresentanti all’opposizione assieme a Emma Bonino e Matteo Richetti. Poi avevo salutato, sull’Avanti, con favore, la nascita del gruppo Psi-Italia viva patrocinato da Renzi e dal nostro Riccardo Nencini, a cui si doveva attribuire una valenza politica. Al congresso tentai di convincere il partito a non entrare nelle liste del Pd e di dialogare con Renzi e Calenda, Dopo gli errori fatti e il disastro prodotto al Consiglio nazionale sostenni assieme a Riccardo Nencini, a Bobo Craxi, a Enrico Buemi, a Rita Cinti Luciani e Francesca D’Ambra, per citarne solo alcuni, il documento presentato dallo stesso Intini che proponeva la costituzione di un comitato provvisorio e la convocazione di un congresso straordinario. Quel documento fu messo in minoranza. E quel fatto ha prodotto le lacerazioni dell’ultimo anno. Adesso, alle elezioni europee, si pone più o meno lo stesso problema delle alleanze. Il terzo polo che alle politiche ha raggiunto l’8%, ha registrato la rottura, non politica, tra Renzi e Calenda. Tutto ruotava sulla data del congresso costitutivo del nuovo partito. Calenda voleva celebrarlo prima delle Europee e Renzi dopo. Da qui i due non hanno smesso di polemizzare l’uno con l’altro. Calenda rimproverando a Renzi i suoi guadagni legittimi ma inopportuni, per un parlamentare italiano, in Arabia saudita, Renzi rimproverando a Calenda la responsabilità della rottura. In questo contesto si muove la proposta di una lista di scopo lanciata da Emma Bonino e da Più Europa. Ad essa ha subito aderito Italia viva, mentre Calenda ha posto il veto su Renzi. All’interno di Più Europa si é poi consumata un’ulteriore divisione tra chi, come Pizzarotti, propone l’alleanza solo con Azione e chi, come Della Vedova, sarebbe pronto anche a una lista col solo Renzi. Tutto questo a prescindere dalla politica e dai programmi. Infatti mi chiedo: cosa differenzia oggi Più Europa, Azione e Italia viva, a parte i caratteri, le ambizioni dei singoli, i veti personali? Tutti sono favorevoli agli Stati uniti d’Europa, all’elezione diretta del presidente della commissione, alla costituzione di un esercito europeo. Tutti e tre sono per continuare a sostenere la resistenza ucraina contro l’aggressione di Putin, sono solidali con Israele pur sostenendo il diritto dei palestinesi ad avere una patria (due popoli e due stati), tutti e tre sono filo atlantici e anti trumpiani e in politica interna sono favorevoli alla riforma della giustizia e ai recenti provvedimenti approvati anche col voto di tutti e tre e presentati dal ministro Nordio. Sulla politica economica, sulla riforma del fisco, sulle pensioni non si registrano differenze, mentre una leggera smagliatura si e riscontra sul reddito minimo. Troppo poco per giustificare una divisione. Che senso avrebbe presentare più liste che espongono gli stessi intendimenti e che, oltretutto, sono collocati nello stesso gruppo al Parlamento europeo? Il progetto di una lista e poi di un partito liberalsocialista é troppo importante per lasciarlo morire a causa dei personalismi. Ridiamo la parola alla politica, la grande assente sulla scena italiana da molto tempo. E’ troppo importante sbarrare la strada ai finti sovranismi e agli illiberalismi alla Le Pen e alla Orban. E’ troppo importante unire per non isolare l’Europa dagli attacchi politici e militari. Occorre che anche in Italia nasca e si affermi una lista chiaramente europeista che contrasti ad tempo la destra e una sinistra ancora vittima del suo passato anti americano. Questo, a prescindere dagli uomini, é anche necessario.

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