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Contrordine compagni

18 Marzo 2024 194 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Non voglio polemizzare con compagni e amici coi quali ho condiviso l’amore per una tradizione, tante delusioni e frustrazioni. Non voglio neppure puntare il dito sul segretario e sul gruppo dirigente di un piccolo partito invisibile, non da ora per la verità, e che s’illude d’esser vivo, ma da trent’anni é invece morto, come quella vecchietta di una bella canzone di Brel. Non voglio neppure nascondermi dalle responsabilità della mia generazione che ha seminato l’obiettivo di un’impossibile sua resurrezione. Vorrei solo aprire una discussione serena almeno con coloro che sanno distinguere la polemica personale da quella politica. Mi atterrò scrupolosamente a quest’ultima. Premetto che non ho informazioni di prima mano e le attingo solo dalla lettura dei giornali. Ho scritto un editoriale molto duro a causa della opzione, confermata dai più, di aderire a una lista con Fratoianni, che avrebbe decisamente snaturato l’essenza delle scelte politiche del Psi degli ultimi cinquant’anni. Pare, oggi, che questa scelta sia stata scartata, a causa dell’indisponibilità dei rossoverdi a inserire nel simbolo quello del Psi. Personalmente. al di là del simbolo, ritengo che questo accordo dovesse saltare per inconciliabilità dei contenuti, ad esempio in politica estera e sullo stesso ruolo dell’Europa. Invece per la mancanza del simbolo ci si é subito spostati da Fratoianni a Emma Bonino, sposando il suo appello, subito raccolto da Matteo Renzi, al fine di dar vita a una lista definita “Stati uniti d’Europa”. Accipicchia, da Fratoianni a Renzi il passo é lungo assai. Ma tant’è. Il punto politico é però un altro. Per anni si é voluto dare l’ostracismo a chi parlava di terzo polo, e in particolare di accordo con Renzi (addirittura si é definito tecnico e non politico il gruppo senatoriale, voluto da Riccardo Nencini, del Psi con Italia viva, per paura di essere contaminati dal renzismo). E adesso con Renzi si vuol fare addirittura una lista. Il cambio di linea é evidente. Verrebbe voglia di dire che si é sposata la mia linea, quella che in solitario io stesso avevo esposto al congresso, quella che era contenuta nel mio editoriale sull’Avanti dal titolo “C’erano altre strade”, pubblicato all’indomani delle fallimentari elezioni, quella che era in fondo contenuta nell’ordine del giorno Intini, messo in minoranza al consiglio nazionale in cui si produsse la spaccatura. Questa nuova scelta (o giravolta) viene compiuta proprio da coloro che l’avevano osteggiata. Non ho nessuna difficoltà a sostenere che anche Calenda dovrebbe aderire all’appello di Emma Bonino, superando le pregiudiziali personali. Ho difficoltà a capire, se non le si motivano politicamente, le ragioni di un profondo mutamento di linea, che ha zigzagato tra la volontà di presentare alle europee il simbolo del Psi, il desiderio di lanciare la lista del socialismo europeo col Pd, evidentemente, la scelta di estrema sinistra e infine quella del polo con Renzi. Capisco che bisogna fare di necessità virtù. Ma così, con questi bruschi e immotivati cambiamenti di linea e di alleati, senza il pur minimo accenno di autocritica, non é troppo?

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