Enrico Buemi: una montagna di coraggio
Con le lacrime agli occhi e il cuore in tumulto apprendiamo la notizia della morte improvvisa del compagno e amico Enrico Buemi, che ha perso la vita nel pomeriggio di quest’oggi schiacciato da un trattore che egli stesso guidava in un terreno di sua proprietà a San Raffaele Cimena, nel chivassese, dove abitava. Enrico era un imprenditore prestato alla politica. L’ho conosciuto quando diventò socialista (proveniva dal Pci) gettandosi nella mischia proprio durante la criminalizzazione dei socialisti. Sarà stato il suo spirito libertario, la sua ispirazione garantista che lo animò per tutta la vita, ma questa scelta mi colpì molto. Prima aderì al Ps di Ugo Intini, poi con Intini allo Sdi del quale fu deputato, eletto in un collegio piemontese, quello di Settimo torinese, nel 2001. Fu rieletto nel 2006 e me lo ritrovai alla Camera dei deputati alla quale approdai per la terza volta in una lista Dc-Partito socialista, che esibiva il garofano rosso, lo stesso simbolo che aveva il partito quando ne ero uscito dodici anni prima. Ci sintonizzammo subito tanto che poi aderii io stesso al Gruppo della rosa nel pugno al quale aveva aderito lui. Attivo nella Costituente socialista volle occuparsi soprattutto di giustizia e presentò una proposta di legge che chiedeva l’istituzione di una commissione d’indagine su Tangentopoli che i Diesse, poi il Pd boicottarono. Nel 2013 Enrico venne eletto al Senato, dopo le dimissioni di Ignazio Marino, divenuto sindaco di Roma. E al Senato volle continuare le sue battaglie per la verità su Tangentopoli, per la separazione delle carriere dei magistrati e per il doppio Csm (quello dei magistrati inquirenti e quello dei magistrati giudicanti). Prese una posizione autonoma sul caso Berlusconi non accodandosi alle rigidezza del Pd e all’interpretazione meccanica dell’applicazione della retroattività della legge Severino. Lo difesi, fui uno dei pochi, in segreteria. Buemi, spirito libero, era da tempo molto critico sulle scelte del piccolo Psi e partecipò con entusiasmo alla nascita dell’Associazione socialista liberale. Enrico, ci mancherai, ci mancheranno i tuoi consigli e le tue proposte. Ci mancherà la tua applicazione allo studio dei problemi, ci mancheranno le tue parole e anche i tuoi silenzi, i tuoi sguardi timidi coi quali stringevi la mano e la tua profonda educazione. Tutti requisiti in parte scomparsi. Molto piemontesi. Non doveva finire così. Dovevamo completare il nostro percorso politico, quello che ti stava a cuore. Attenderò ancora i tuoi pezzi su La Giustizia. Magari me li manderà. Lucia con la quale avevi legato a Torino. Interpreterà, ne sono sicuro, il tuo pensiero.
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