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Dalla parte dei magistrati?

14 Maggio 2024 235 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Una volta la sinistra era dalla parte dei lavoratori. Oggi la segretaria del Pd schiera il suo partito dalla parte dei magistrati. Non di quelli che sono da apprezzare e che fanno onestamente il loro lavoro. Non di quelli che rischiano la vita e anzi la sacrificano per la giustizia italiana. Non dalla parte di Giovanni Falcone che, come scrive nel suo bel libro Claudio Martelli, era osteggiato dai settori politicizzati delle toghe. Ma dalla parte dell’Anm, come ha ribadito la Schlein nel suo intervento al Congresso svolto a Palermo. Non una sola parola di critica alla lottizzazione delle procure da parte del Csm, non una sola parola sull’elezione dello stesso Csm da parte dei partiti dei magistrati, non una sola parola sull’abuso del carcere preventivo, com’é chiaramente il caso del governatore della Liguria Giovanni Toti, sia pur temperato dagli arresti domiciliari. Anzi, ed é quello che ha strappato gli applausi dei congressisti, la Schlein ha detto chiaro e tondo che si opporrà alla legge (che vi si sia ciascun lo dice ma dove sia, come ha dichiarato Renzi, nessun lo sa) sulle carriere separate. Poi in un’intervista ha attaccato il centro-destra perché garantista solo coi suoi, il che é vero, date le reazioni alla pantomima del voto di scambio in Puglia e alla difesa (moderata) del governatore ligure. Il fatto é che la segretaria del Pd non conosce la nozione di garantismo che, sia ben chiaro, non é innocentismo, ma rispetto della Costituzione (articolo 27, comma due) secondo la quale fino alla condanna definitiva un imputato é da ritenersi non colpevole. Diversamente dal centro-destra, che almeno applica la Costituzione coi suoi, la Schlein e il Pd non la applicano con nessuno. Dalla Puglia alla Liguria é tutto un dissociarsi, un condannare preventivamente, un prendere le distanze. Mi viene in mente a proposito di tale atteggiamento il caso Del Turco, ex governatore dell’Abruzzo che, pur avendo aderito al Pd, fu clamorosamente abbandonato al primo stormir d’accusa, lasciato solo al processo, che si concluderà con una sostanziale assoluzione, e siamo stati noi socialisti a insistere perché non gli venisse tolto il vitalizio, a lui, malato, infermo, devastato da due tumori e dall’Alzaimer. Quando penso al Pd vedo due storie: quella comunista e quella cattolica fuse insieme proprio dall’integralismo. Se solo studiassero la storia nostra, quella del riformismo liberale, quella di Loris Fortuna ma anche di Marco Pannella, quella di Federico Mancini e di Mauro Mellini, si accorgerebbero subito di quanta distanza separi questo partito da molti di noi. Prendiamo il tema della separazione delle carriere sul quale si batté come un leone proprio il nonno della Schlein, il senatore socialista Agostino Viviani. Ma in quale paese civile esiste la confusione tra magistrati inquirenti e giudicanti? In quale paese europeo, che non sia il Portogallo di Salazar, é mai esistita? E quelli dell’Anm dell’ex presidente Palamara (una sola citazione sul suo libro era di troppo?) dichiarano testualmente che “la separazione delle carriere sarà la nostra trincea”? Come i giovani del sessantotto definivano il Vietnam. E dopo che la Schlein, in versione diversa, aveva confessato alla Bonino che le battaglie che lei e suo nonno facevano insieme sono ancora le sue. E’evidente che in campagna elettorale si accenda lo scontro con la magistratura. Crosetto teme addirittura che vadano addosso a lui per le sue dichiarazioni belliciste. Continuo a non capire una cosa. Se i magistrati rivendicano la loro autonomia, se sono un potere, meglio un ordine, separato, perché si occupano di leggi che un altro potere autonomo e separato deve approvare? E se il governo e il Parlamento sono organi autonomi e indipendenti perché sfilano. come la Schlein e Conte, a genuflettersi al congresso delle toghe, sostenendo, per piacere al pubblico, palesi falsità, come il fatto che la separazione delle carriere é un primo passo verso la subordinazione della giustizia alla politica? E non invece, piuttosto, che sarebbe il primo passo per non rendere subordinato il potere giudicante da quello inquirente? Come se solo in Italia e non nel resto d’Europa, dove le due carriere e le due funzioni sono separate (In Francia addirittura il pm é di nomina governativa), non ci fosse la democrazia. Nel balletto untuoso e sgradevole dinnanzi alle toghe anche il ministro Nordio, che pure ha ribadito l’urgenza del provvedimento di riforma, ha tentennato e assicurato che la riforma della giustizia la si farà coi magistrati. Auguri, signor ministro…

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