Il tragico errore
Netanyahu ha definito la strage di 45 civili e il ferimento di oltre 100 (prendiamo per buoni i dati forniti) come un tragico errore. Come un errore sarebbe stata l’uccisione di un soldato egiziano al confine da parte di una milizia israeliana. Ormai non si contano più gli errori, tragici o meno, compiuti dal presidente israeliano. Dopo la orrenda strage terroristica compiuta da Hamas israele aveva avuto la solidarietà e l’appoggio di tutto l’Occidente, Europa e Stati Uniti, la condanna, per la verità sofferta, delle Nazioni unite. Occorreva creare un fronte unito contro quell’atto barbaro e scellerato (1200 civili, aggrediti, massacrati e sterminati dopo una festa da ballo e nei kibbutz). Occorreva innanzitutto liberare gli ostaggi e poi punire i colpevoli. Si é preferito far da soli una guerra generalizzata contro i palestinesi di Gaza, producendo ad un tempo migliaia di morti compresi molti ostaggi israeliani). L’opinione del mondo si é piano piano capovolta. Certo si sono dimenticate le fondamentali ragioni di Israele rispetto al riconoscimento della sua esistenza e alla sua sicurezza, si sono, volutamente, dimenticati gli orrori del 7 ottobre, e anche la giustificazione dei capi di Hamas che ritengono che il sangue palestinese sia necessario per vincere (tale l’allucinante dichiarazione di uno dei leader Ismail Hanniyeh, ribadita da Gazy Hammad, entrambi all’estero) e che, per questo, hanno posizionato le basi missilistiche e militari vicino agli ospedali, alle scuole, alle abitazioni. D’altronde a parte Yahya Sinwar, il principale leader di Hamas, che é tuttora a Gaza, gli altri leader sarebbero tutti all’estero. L’errore politico di Netanyahu é l’attacco a Rafah. Gli Stati uniti lo avevano avvertito e l’Europa con loro. Non si possono dare ragioni a un avversario crudele e aggressivo. Ad Hamas in primis, poi all’Iran che riceve in pompa magna gli stragisti del 7 ottobre, per non parlare de Libano degli Ezbollah. E poi mettere in difficoltà l’Olp e gli altri paesi arabi, come l’Arabia Saudita che stavano firmando un trattato di pace e collaborazione con Israele e anche l’Egitto che Israele riconosce assieme alla Giordania. Netanyahu che invece non riconosce il trattato di Oslo e il diritto dei due popoli ad avere due stati consolidando gli insediamenti in Cisgiordania, si trova oggi una posizione di netto isolamento. Fa del male a Israele, al suo popolo, alle sue ragioni, ai suoi sacrosanti diritti.
Leave your response!