Clamorosa intervista del sen. Pellegrino: il Pci-Pds protetto dal Pool
Giovanni Pellegrino, senatore del Pci, poi Pds, dal 1990 al 2001, nel 1992 fu chiamato a presiedere la Commissione immunità di Palazzo Madama quando i parlamentari godevano ancora di un percorso diverso dal punto di vista giudiziario. All’avviso di garanzia si doveva concedere o meno l’autorizzazione a procedere. E il 1992 Pellegrino venne travolto da richieste. Già da allora il sen. Pellegrino ebbe modo di manifestare perplessità e prudenza tanto da essere catalogato come l’unico garantista del suo partito. Nella sua intervista al Corriere di oggi, che un radicale come Marco Taradash giudica la più importante degli ultimi trent’anni, Pellegrino svela il vero obiettivo dei magistrati, le coperture avute e per mezzo di chi, del suo partito, i suoi incontri privati con Massimo D’Alema e il suo isolamento e la volontà anche di espellerlo dal gruppo e dal partito. Oltre trent’anni dopo, la sua intervista rappresenta una rivisitazione a tutto tondo della cosiddetta rivoluzione giudiziaria. Andiamo per punti. 1) Innanzitutto Pellegrino sostiene che “il principio che ispirò Mani Pulite, e che si basava sul primato del potere giudiziario, era in contrasto con il disegno costituzionale”. Dunque era di carattere eversivo. E ricorda che Borrelli nel 1993 aveva dichiarato che “se l’Ottocento era stato il secolo dei Parlamenti e il Novecento quello degli esecutivi, non escludeva che il secolo seguente sarebbe potuto essere il secolo della giurisdizione”. Dunque un vero colpo di stato. In parte perfettamente riuscito perché nel 1994 i partiti storici italiani cessarono di esistere. 2) Il Pci-Pds godeva di una particolare protezione giudiziaria. Ad un incontro con D’Alema, nella Primavera del 1993, Pellegrino ricorda che lo stesso D’Alema gli confidò che i magistrati non si sarebbero mossi contro il Pds. E che “Luciano (Violante) gli disse che possiamo stare tranquilli e che Mani pulite non se la prenderà con noi”. Questo punto é molto importante per due motivi. Innanzitutto per il fatto che il Pool tenesse contatti con Violante e offrisse, in cambio dell’appoggio politico, l’assicurazione che il suo partito non sarebbe stato toccato. Per la verità, l’ho già scritto, la conversione garantista di Violante, che é sincera, ha origine proprio dalla consapevolezza acquisita, anche attraverso il suo ruolo, delle persecuzioni e delle protezioni esistenti durante le indagini. Poi é importante per la confessione circa l’esistenza di un finanziamento irregolare e illegale del Pci-Pds ben radicato fin dai tempi di Togliatti. Si trattava di finanziamenti non solo del Kgb ma anche delle imprese che facevano affari con l’Urss. Poi, venuto a mancare quel finanziamento, si concordavano percentuali dei lavori ottenuti negli appalti dalle cooperative. Pellegrino ricorda un incontro in cui due senatori, Giangiacomo Migone e Filippo Cavazzuti, legati al movimento cooperativo, dissero ad Occhetto che “bisognava ammettere che anche il Pci si finanziava irregolarmente” e lui se ne lavò le mani col “baffo elettrizzato”. 3) Tutti i partiti si servivano di un finanziamento irregolare e illegale. Ovviamente la Dc con Citaristi che confessò per filo e per segno i contributi da dividere per le varie correnti. E perfino il Msi. Ne parlò in Commissione stragi il senatore Alfredo Mantica. E raccontò quando, durante un congresso missino, “si avvicinò al leader della sua corrente: “Siamo una forza rivoluzionaria”, gli disse. E l’altro, indicando la platea: “Li vedi questi? Metà sono sul libro paga del ministero dell’Interno, metà su quello delle Forze armate”. Risuonano ancora nella mente le parole di Craxi alla Camera a proposito di chi doveva giurare di non aver mai fatto ricorso a finanziamenti illegali e che prima o poi sarebbe diventato spergiuro. Non giurò nessuno. Almeno evitò l’accusa d’essere spergiuro. 4) Certo il senatore Pellegrino non aveva mai svelato molte cose. E tra queste il processo che subì nel gruppo parlamentare del Pds al Senato. I senatori del Pds, quasi tutti giustizialisti, chiesero la sua espulsione. Ricorda che “per due volte fu il capogruppo Cesare Salvi a salvarmi, d’intesa con D’Alema. Finché contro di me si scagliarono i magistrati. Una sera il Tg3 mandò in onda un servizio con gli interventi di Borrelli, Gian Carlo Caselli e Agostino Cordova. Che disse in tv: “Gliela farò vedere io al senatore Pellegrino”. Pazzesco no? I magistrati volevano scegliere la linea di un partito attraverso la minaccia di indagini giudiziarie. Dopo la conversione di Violante e la recente intervista di Di Pietro adesso queste esplosive dichiarazioni di Giovanni Pellegrino obbligano il Parlamento della Repubblica ad aprire una seria e profonda indagine sul biennio giudiziario che sconvolse l’Italia, fece sciogliere i partiti, condannò alcuni e preservò altri, incarcerò senza motivo, portò all’esasperazione e al suicidio e condusse a morte il segretario amministrativo del Psi, mentre quello politico fu costretto ad essere operato e a morire lontano dal suo paese. Una pagina di storia va riscritta.
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