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Quale Costituente

1 Luglio 2024 57 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ho molto insistito nel mio intervento e col documento da me presentato al convegno dell’Associazione socialista liberale perché il processo costituente che si avvierà il 13 luglio a Roma sia aperto a tutte le forze politiche, sociali e sindacali dell’area riformista “senza personalismi e veti”. Non che sia semplice tornare al passato, né che siano esattamente sommabili i voti ottenute dalle due liste di Stati uniti d’Europa e di Azione alle elezioni europee. Ma la separazione, rispetto alla quale Carlo Calenda ha avuto una responsabilità, non ha certo favorito per entrambe il superamento dello sbarramento elettorale. Con tutti i partiti delle monarchie assolute sarà impossibile per una componente socialista abituata alle discussioni e ai confronto congressuale (anche in epoca craxiana) convivere. Il compagno Crema, lo stesso Mario Raffaelli, uno dei massimo esponenti di Azione, lo hanno fatto presente alla luce della recente esperienza elettorale. Che la Costituente sia aperta a tutti e concordata con tutti e che il nuovo partito sia contendibile democraticamente, sono dunque premesse necessarie e non negoziabili. Poi c’é la politica che si porta seco il nome. Come si diceva al tempo del superamento del Pci “nomina sunt consequentia rerum”. E allora diciamo subito che dobbiamo costruire l’area del terzo polo. Un bipolarismo Meloni-Schlein non é utile non solo al Paese ma nemmeno alla sinistra perché contrapporre alla destra una sinistra radicale (vedremo cosa succederà in Francia al secondo turno e se davvero Melenchon farà votare i candidati macronisti) é solo funzionale alla destra. Saragat ebbe modo di rispondere così alla domanda se preferisse votare fascista o comunista: “Voterei comunista ma poi mi sparerei”. Non siamo più nella fase dei suicidi esistenzial-politici. E il fascismo e il comunismo non esistono più. Ma c’é una destra maggioritaria che in Italia non é mai esistita e una sinistra radicale che punta all’alleanza con Fratoianni e i Cinque stelle, che tentenna sull’appoggio alla resistenza ucraina e si oppone alla separazione delle carriere dei magistrati (leggete l’intervista a Dini sul Corriere a proposito del veto di Scalfaro a trattare l’argomento già nel 1995 e al voto di sfiducia al ministro Mancuso che voleva inviare gli ispettori al Tribunale di Milano). Un’area riformista politica, sociale, culturale esiste e va organizzata e interpretata. Non sappiamo ancora se si voterà con l’attuale legge elettorale o se passerà la riforma del premierato che si porta seco un’altra legge. Sappiamo che abbiamo tre anni di tempo per far decollare il progetto. E che nasca un partito che si chiami proprio così, e cioè Partito riformista, capace di mettere insieme l’identità socialista riformista e liberale, quella liberaldemocratica e quella cattolica popolare é quel che serve al paese. La possibile vittoria di Trump negli Usa e della Le Pen in Francia potrebbero stravolgere il quadro internazionale e fare avanzare una concezione illiberale della democrazia e un nazionalismo menefreghista delle istanze di libertà e di indipendenza dei popoli. Questa tendenza che trova molto spazio anche a sinistra, anche in Italia, é il vero obiettivo da battere. Il bipopulismo é un mostro che si nutre di anti semitismo, di verticismo, di negazione dei diritti civili, di supremazia dei poteri forti, finanziari, economici e giudiziari. Questo mostro non si batte facendolo proprio, come fa evidentemente Il Fatto quotidiano divenuto trumpista, come fa il movimento Cinque stelle e Fratoianni, negando gli aiuti al popolo ucraino e mettendo in discussione, assieme all’indipendenza del popolo palestinese, l’esistenza stessa di Israele. Non si batte fotocopiandone taluni aspetti deteriori, come la subalternità al potere giudiziario, ma con un progetto di riformismo socialista e liberaldemocratico. Insisto su questo. Il socialismo per sopravvivere al fallimenti di molte sue versioni ha bisogno di contaminarsi. Meno male che é esistita la versione riformista e liberale le sole che sono tuttora vive senza portarsi dietro i disastri della storia. Un generico, sempre più striminzito Psi non é in grado di guardare al futuro. E costruirlo é necessario e urgente. Noi tentiamo. Noi ci battiamo per questo.

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