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Poltrone e sofà

30 Settembre 2024 114 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Matteo Renzi ha definito l’armata a Cinque stelle, dopo l’assunzione di un rappresentante pentastellato nel Consiglio della Rai “la rappresentanza romana di Poltrone e sofà”. Battuta tagliente e appropriata per un movimento che doveva aprire il Parlamento come una scatola di tonno e invece in questi anni ha accumulato scatole di tonno per sé, i suoi amici e parenti. Resta un punto politico. La lista in cui compariva Italia viva, ma anche Più Europa e Psi, é stata dunque costretta a sfilarsi dal campo largo che sosteneva Orlando in Liguria. E Azione? Per Azione non vale il veto nonostante il partito di Calenda, contrariamente a quello di Renzi, non abbia fatto domanda di ammissione al campo largo. Non é contraddittorio? Così come non é contraddittorio che il veto valga solo per la Liguria e non per l’Umbria e l’Emilia-Romagna? A meno che in un secondo momento si estenda anche a queste due regioni. E non é impolitico il fatto che, mentre Più Europa e, pare, il Psi, accettino di scostarsi dal campo largo riproponendo l’alleanza con Italia viva in una collocazione autonoma, Azione resti pietrificata e muta nel triangolo disegnato da Conte (Pd, Cinque stelle, Avs) con le funzioni di pennello a colori? Ma di più. Non é insensato che il Pd non dica nulla se non auspicare unità delle opposizioni (dichiarazioni della capogruppo alla Camera) e non spendendo una parola per difendere Renzi (“Sì, si può dire no a Renzi”, ha dichiarato Fratoianni). E implicitamente accettando lo scarico di Renzi e l’embargo di Conte? Ma forse Conte, il cui diniego a Renzi ha caratteri personali e non politici (e cioè non può egli dimenticare di avergli sfilato non solo la poltrona ma anche il sofà) una ragione ce l’ha. Si può costruire un’alleanza fondata sul nulla (dall’Ucraina a Israele, dall’appoggio a Trump o alla Harris, dalla Rai al superbonus nessuno é d’accordo con l’altro)? Così non si costruisce un governo di alternativa alla destra. Qui si rischia un pateracchio che, al suo confronto, l’Unione di Prodi del 2006 era un collegio tedesco.

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