Per un punto Andrea perse la cappa
Un punto, un punto e mezzo distanzia il vincitore, Marco Bucci, dallo sconfitto, Andrea Orlando. Ma la batosta politica é larga. Innanzitutto per l’assenteismo. Ha votato solo la minoranza degli elettori, circa il 46%. Tutto il casino fatto sul caso Toti (quale rilievo penale abbia é tutto da vedere anche se il patteggiamento implica l’ammissione di qualche responsabilità) ha prodotto un assoluto disinteresse all’esito di un voto che, a giudizio del campo largo, avrebbe dovuto essere di svolta. Pareva, insomma, che la Liguria, non certo territorio tradizionalmente di destra, come del resto Genova, fosse l’ideale trampolino di lancio delle tre regioni chiamate al voto (le altre sono l’Umbria e l’Emilia-Romagna). E invece la destra, o il centro-destra, o la coalizione di governo più le liste civiche, che ha proposto il sindaco di Genova e non l’esponente di un etablissement politico, ha confermato la sua maggioranza. Tentiamo di risalire ai motivi di questo sorprendente evento, che potrebbero essere anche validi a livello nazionale. Innanzitutto lo sfascio dei Cinque stelle che passano dal 10 al 4,6% dei voti. Personalmente ritengo che siano anche troppi per il modo in cui si sono presentati. La baruffa tra Grillo e Conte, il decreto di estinzione del fondatore, il fatto che Grillo non sia andato a votare, tutto questo induce a ritenere prevedibile il crollo. Ma non credo sia stato così decisivo perché quei voti si sono trasferiti al Pd (28% e primo partito). Il ragionamento che si dovrebbe fare a livello nazionale é: esisterà ancora un movimento Cinque stelle dopo il decreto di scioglimemto, ne esisteranno due o nessuno? Con quale movimento la sinistra intenderà ragionare? E soprattutto vale ancora la pena accettare gli odiosi dictat di espulsione di Conte? Quest’ultimo ha dichiarato che il dato, estremamente deludente, dimostra che bisogna cambiare. Cambiare chi e cosa, visto che il capo é lui da tre anni almeno? Conte mi sembra quell’allenatore du calcio che si lamenta del gioco della sua squadra. Cambiare panchina no? Mi pare che abbia decisamente ragione Renzi. I suoi voti (bastava l’1,5% in più) potevano essere decisivi per vincere. Averlo tenuto fuori (col consenso di Sinistra italiana e Verdi e col beneplacido del Pd e il silenzio degli altri) testimonia un livello di insipienza e di masochismo di cui solo una sinistra come quella italiana é dotata. Non so come andranno le elezioni in Umbria, mentre quelle in Emilia Romagna sono scontate, ma pare che la sindaca di Assisi sia dotata di Santa pazienza. La sinistra in Italia non ha mai vinto contrapposta alla destra. Neppure Prodi che nel 1996 ha battuto Berlusconi per la divisione del suo fronte e che nel 2006 ha sconfitto per un soffio ancora Berlusconi con l’unione di Mastella e Bertinotti, quasi subito sfasciatasi. L’union de la gauche, esaltata a Genova dal segretario del Psi (ammesso che i Cinque o i Quattro o più probabilmente i Due stelle siano di sinistra, non certo della mia) é solo una riedizione aggiornata di Caporetto, senza Vittorio Veneto.
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