Ci risiamo. A Reggio Emilia si scordano che Matteotti era socialista
Dunque sabato 7 dicembre Reggio dedicherà la giornata a Giacomo Matteotti, martire antifascista, barbaramente ucciso da un gruppo di criminali guidati da Amerigo Dumini. Matteotti aveva da pochi giorni chiesto l’invalidazione delle elezioni politiche del 1924 citando episodi di violenza e di morte, tra i quali l’assassinio di Antonio Piccinini, candidato dal Psi reggiano ed eletto post mortem. Da poche settimane, inoltre, era entrato in possesso di documenti delicati che accusavano di corruzione il governo e la monarchia (il famoso affare Sinclair). Un eroe, Matteotti, che si espose solitariamente contro il dispotismo, il malaffare, la coercizione. Ma chi era Matteotti, cosa che i promotori della giornata di sabato, omettono di ricordare? Matteotti era un socialista riformista, seguace di Filippo Turati. Era, allora, segretario nazionale del Psu, il partito che nacque dopo l’espulsione dei riformisti dal Psi massimalista. Gli esponenti socialisti espulsi nei primi giorni di ottobre del 1922, e che poi fonderanno il Psu, al quale aderì lo stesso Camillo Prampolini, erano stati disponibili a costruire un governo di Unità democratica per sbarrare la strada al fascismo. Per questo Serrati e i massimalisti scelsero la strada della scomunica. Matteotti tuttavia era propenso all’unità socialista, ma non all’unità con i comunisti, che giudicava responsabili del successo fascista e che, come ricorda Walter Veltroni nell’introduzione al bel libro di Antonio Funiciello “Matteotti-tempesta”, avevano “messo sullo stesso piano il semi fascismo di Amendola, Sturzo e Turati col fascismo di Mussolini e Farinacci”. Lo stesso Antonio Gramsci, col cadavere di Matteotti ancora caldo, ebbe a scrivere su “Lo stato operaio” del 28 agosto del 1924, che Matteotti era “il pellegrino del nulla”. Un conto é l’omicidio di Matteotti e un altro la storia politica di Matteotti. La giornata di sabato 7 dicembre é parziale. Infatti, anche omettendo qualsiasi riferimento alla stessa parola “socialista”, e non invitando alcun esponente socialista a celebrare Matteotti, si deforma la sua vera identità e la situazione politica nella quale il delitto deve essere collocato. Già in occasione del 150esimo anniversario della nascita di Camillo Prampolini, sorse un comitato che escluse i socialisti. Dovemmo intervenire Amadei, Felisetti ed io, i tre parlamentari socialisti di questo dopoguerra, allora viventi, per correggere quell’errore, che oggi si ripete.
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